30 novembre 2009

27 novembre 2009

...MENTRE INVECE QUI, NELLA GRANDE METROPOLI DEL NORD...

...il nostro Comune e la nostra sindachessa si organizzano per festeggiare degnamente, con l'eleganza e la finezza che li contraddistinguono, il Natale alle porte.
Probabilmente il tema dominante degli ultimi consigli comunali (non essendoci nulla di serio e grave su cui concentrarsi o, se vogliamo essere più rudi, non avendo un cazzo a cui pensare) sarà stato "Come sottolineare ancora una volta che Milano non ha nulla da invidiare alle grandi capitali europee, e nel contempo dare un po' di slancio a questo Natale che si annuncia nella grande metropoli più deprimente e sottotono del solito, causa crisi".
ED ECCO LA GRANDE IDEA!!!

Da City di oggi 27.11:

"Albero di Natale da record in piazza Duomo"

Centomila lampadine a basso consumo e diecimila fiori bianchi addobberanno quest'anno l'albero di Natale di piazza Duomo.
Un abete da record, alto 50 metri e largo 15: il doppio rispetto a qello del Rockfeller Center di New York, ben 20 metri più alto di quello di piazza San Pietro a Roma.

Tre quesiti:
...ma perchè non riusciamo ad affrancarci da questo senso di inferiorità rispetto a quel che fanno all'estero, e soprattutto gli americani?
...perchè non capiamo che non è una semplice questione di misure?
...perchè buttiamo nel cesso tutti i soldi che occorreranno per allestire questo catafalco, proprio in un momento di grave crisi? Sottolineando, per lavarci la coscienza e anche sentirci tanto ecologici e quindi al passo coi tempi, che le lampadine saranno a basso consumo?

E colgo l'occasione per dare il giusto risalto anche a un'altra brillante iniziativa del nostro Comune: l'Ambrogino d'Oro a...
MARINA BERLUSCONI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Quando si dice "un riconoscimento MERITATO"...

Laura

PER RIDERE BONARIAMENTE, SENZA IMPLICAZIONI LEGHISTE

Cliccare sull'immagine per ingrandirla.

Laura

26 novembre 2009

RONNIE IN DAY HOSPITAL

Ronnie è ammalata! Non viene fuori dalla micosi che le ha aggredito l'occhietto, e allora oggi starà tutto il giorno in osservazione dal veterinario.
Povera ciccina!!!
Ronnie,

Laura

CIALTRONI ITALICI - CATEGORIA "DRAMMATICAMENTE PRIVI DEL SENSO DEL PUDORE"

New entries di questa settimana:

- Lucio Stanca
"Il mio doppio stipendio? Rispondo al Pdl, non a Repubblica"
La replica dell'amministratore delegato alla domanda della nostra cronista sul suo doppio mandato di manager e parlamentare. E ancora, a proposito delle sua assenze alla Camera: "Certo che sprecate molta carta, eh?"

Quel doppio incarico (e stipendio) non è mai stato un problema per Lucio Stanca. Ma nonostante il voto della giunta per le elezioni di Montecitorio che, lo scorso ottobre, ha deciso che la carica di parlamentare e quella di amministratore e vicepresidente di Expo possono convivere, non si placano le polemiche. Soprattutto dopo la pubblicazione sulle pagine di Repubblica delle sue presenze alle votazioni della Camera crollate da quando, lo scorso aprile, Stanca ha preso il comando della locomotiva del 2015. Per quei dati, dice il manager, «devo rispondere agli elettori del Pdl e al gruppo del Pdl, non certo a Repubblica».

Da Repubblica.it

- Gianfranco Rotondi
Intervistato dalla tv web KlausCondicio
Rotondi: «Pausa pranzo, danno per tutti»
Il ministro per l'Attuazione del programma di governo: «Non mi piace questa ritualità che blocca tutta l'Italia»

MILANO - «La pausa pranzo è un danno per il lavoro, ma anche per l'armonia della giornata. Non mi è mai piaciuta questa ritualità che blocca tutta l'Italia». A sostenerlo è Gianfranco Rotondi, ministro per l'attuazione del programma di governo. Certo, aggiunge nel corso di un'intervista al programma web KlausCondicio, «non possiamo imporre ai lavoratori quando mangiare, ma ho scoperto che le ore più produttive sono proprio quelle in cui ci si accinge a pranzare. Chiunque svolga un'attività in modo autonomo, abolirebbe la pausa pranzo».

Da Corriere.it

- Anonimo padano

Laura

24 novembre 2009

GIA' CENT'ANNI FA QUALCUNO SCRIVEVA CHE...

"Siamo ricchi nelle società civilizzate. Perchè dunque attorno a noi questa miseria? Perchè questo lavoro faticoso che abbruttisce le masse? Perchè questa insicurezza dell'indomani anche per il lavoratore meglio retribuito, nel mezzo delle ricchezze ereditate dal passato e malgrado i mezzi pesanti di produzione che darebbero l'agiatezza a tutti in cambio di qualche ora di lavoro giornaliero?
(...) Perchè tutto quello che è necessario alla produzione: la terra, le miniere, le vie di comunicazione, il nutrimento, il rifugio, l'educazione, il sapere, tutto è stato accaparrato da alcuni nel corso di questa lunga storia di saccheggio, di esodi, di guerre, di ignoranze e di oppressione che l'umanità ha vissuto prima di aver appreso a domare le forze della Natura. Perchè, avvalendosi del preteso diritto acquisito nel passato, si appropriano oggi dei due terzi dei prodotti del lavoro umano che essi abbandonano allo sperpero più insensato, più scandaloso; perchè, avendo ridotto le masse a non aver di che vivere un mese o anche otto giorni, non permettono all'uomo di lavorare se questo non permette loro di prelevare la parte maggiore; perchè gli impediscono di produrre ciò di cui ha bisogno e lo forzano a produrre non ciò che sarà necessario agli altri, ma ciò che promette i più grandi benefici per l'accaparratore.
(...) Noi gridiamo contro il barone feudale che non permetteva al coltivatore di toccare la terra, a meno che non lasciasse un quarto della sua messe. Chiamiamo quell'epoca barbara. Ma se le forme sono cambiate le relazioni sono rimaste le stesse. E il lavoratore accetta, sotto la denominazione di libero contratto, le obbligazioni feudali, perchè da nessuna altra parte troverebbe migliori condizioni.
(...) L'impresa non si mosse molto per i bisogni della società: il suo unico fine è di aumentare i benefici dell'imprenditore. Qua e là fluttuazioni continue dell'industria, crisi di stato croniche, ognuna di queste getta sul lastrico lavoratori a centinaia di migliaia.
L'industria, non potendo gli operai acquistare con i loro salari le ricchezze che hanno prodotto, cerca mercati al di fuori, fra gli accaparratori delle altre nazioni. In Oriente, in Africa, non importa dove, in Egitto, Tonchino, Congo, l'Europa in queste condizioni deve accrescere il numero dei suoi servi. Ma dappertutto trova concorrenti evolvendosi tutte le nazioni nello stesso senso. E le guerre - la guerra permanente - devono scoppiare per il diritto di primeggiare sui mercati.
(...) Ecco il segreto della ricchezza: trovare coloro che vanno a piedi nudi, pagarli tre franchi e farne produrre a loro dieci. Aumentare in seguito con qualche grande colpo grazie al concorso dello Stato."

Petr Kropotkin
La conquista del pane
Edizioni della Rivista Anarchismo
Prima edizione: 1913!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Siamo nel 2009. E' passato quasi un secolo. A voi pare che siamo andati molto avanti?
A me no.

21 novembre 2009

MA VE LA DOVETE BECCARE!!!

Tale Laura Scimone da Palermo, già ribattezzata "la Ugly Betty italiana" (ed effettivamente... considerate che la prima dall'alto è lei, la seconda è la Ugly Betty del telefilm americano).
Costei spopola su You Tube con una ricca collezione di video fai da te che sono destinati, secondo me, ad entrare nel libro d'oro del trash on line. Nel suo genere è veramente unica.
Questo è uno dei tanti filmini che ha girato in casa sua (!!!!!!!!!!!!!), ritenendoli meritevoli di diffusione su un suo spazio in My Space, su Facebook ecc.
Ma vale la pena farsi un giro su You Tube e spararsene più d'uno.

http://www.youtube.com/watch?v=xNAAgUZfbAk&feature=related

Laura

...EPPURE LETIZIA E' SEMPRE PIENA DI... LETIZIA

...ANCHE IN METROPOLITANA.
ANZI, LE PIACE UN CASINO.
FORSE PERO' DOVREBBE TESTARLA NELL'ORA DI PUNTA, NON FACENDOSI UN VIAGGETTO PER I CAZZI SUOI MENTRE NOI SIAMO TUTTI GIA' COLLOCATI NEI POSTI DI LAVORO (NOI, CHE LAVORIAMO).
CLICCATE SULL'IMMAGINE PER INGRANDIRLA, E GODETEVI LA CRONACA ENTUSIASTA (E SOPRATTUTTO OGGETTIVA, DATO CHE VIENE DA ATM), DI UN VIAGGIO INDIMENTICABILE. ROBA CHE NEANCHE L'ORIENT EXPRESS...

Laura

20 novembre 2009

CACOFONIE - SOTTOTITOLO: LA METRO DELLE 8.30 DEL MATTINO

"...e quindi noi non dobbiamo farglielo capire, lo sappiamo noi all'interno dell'azienda, ma all'esterno non verrà fuori CHE POI ERO A MONZA, E LI' C'ERA L'UDIENZA PRELIMINARE, MA POI LUI MI HA CHIAMATO E MI HA DETTO sì, sono in metropolitana, no, ho le chiavi, ho lasciato la macchina a Pasteur, ci vediamo a casa E COME AL SOLITO QUELLA STRONZA LE E' ANDATA A DIRE CHE IO NON VOLEVO RICHIAMARE IL FORNITORE, MA GUARDA TU CHE STRONZA allora, apri un attimo Excel, poi vai sull'ultimo file che ho salvato ieri, esatto, no, non quello sul desktop, devi andare nella cartella Ultimissimi, poi vai all'ultima colonna e mi leggi quell'importo lì CIAO MAMI, HO SENTITO IL TUO MESSAGGIO, MA NON POTEVO RISPONDERE, ERO CON GIANNI non so se faccio in tempo a prendere il solito delle sette stasera, per cui semmai arrivo più tardi, ma al limite mi arrangio Stamattina non riuscivo a uscire di casa perchè mio figlio ha ancora la febbre e rogna che non so più cosa dargli, tu quando i tuoi vanno avanti così tanto cosa gli dai? ...pronto avvocato? Sì, buonasera, sono Rossetti, senta, poi non l'ho più richiamata per quella pratica perchè non ho avuto tempo ma comunque la cosa si è risolta bene... E IN OGNI CASO DOMANI RIPRENDO L'ARGOMENTO IN RIUNIONE E VEDIAMO DOVE ANDIAMO A PARARE dato che è evidente che lui non me l'ha voluto dire perchè con noi c'era Claudio che ascoltava e non voleva fargli capire e poi per Natale volevamo andare via qualche giorno, ma non so neanch'io, perchè capisci che ci sono sempre tutti questi casini di mezzo e cosa vuoi, poi bisogna decidere all'ultimo momento, che ti scappa anche la voglia E QUINDI ALLA FINE HO DETTO ANCHE A MIA SUOCERA CHE BISOGNA RICONSIDERARE TUTTA LA SITUAZIONE UN ATTIMO E METTERSI INTORNO A UN TAVOLO bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla ecc."

...e io, che cerco di leggere per sfruttare un po' quella mezz'ora, quaranta minuti di viaggio che ancora mi separa dalla giornata di lavoro, devo rassegnarmi a chiudere il libro.
Si stava così bene senza cellulari nel metrò...

Laura

JOHNNY...

...lo so che c'è Vanessa nella tua vita e non te ne potrebbe fregà de meno.
Ma io te lo dico lo stesso...

"E anche se non c'è niente qualcosa ci muove, non è possibile stare fermi, non è il nostro posto, l'unica cosa sicura sarebbe non dire e non fare mai niente, e anche così: può darsi che l'inattività e il silenzio sortirebbero gli stessi effetti, identici risultati, o chissà se non addirittura peggiori, come se dal nostro puro e semplice respirare emanassero rancori e desideri vuoti, tormenti che ci saremmo potuti risparmiare. L'unica soluzione sarebbe che tutto finisse e non ci fosse nulla."

Javier Marias
Domani nella battaglia pensa a me
Einaudi

18 novembre 2009

HO FATTO UNA PENSATA

In questi giorni mi son detta: purtroppo (perchè non me ne rallegro AFFATTO), la mia rubrica Cialtroni italici, come ampiamente previsto alla sua inaugurazione, si è, nell'arco di un breve lasso di tempo, già sovraffollata. E su come ulteriormente arricchirla, c'è ahimè soltanto l'imbarazzo della scelta.

Ma è anche giusto, anzi DOVUTO, dare spazio e rilevanza a tanti italiani che nel passato o nell'attualità, per fortuna, hanno compensato o compensano con la loro statura morale, le loro scelte, i loro atti e le loro parole, lo sconfortante ammasso di brutture e squallori sui quali tanto più ritengo giusto porre l'accento, quanto più in questo disgraziato Paese i protagonisti delle peggio performances pubbliche passano ormai per veri eroi del nostro tempo.
Di più! Passano per modelli ai quali guardano anche i bambini (di questo si parla giusto oggi in vari siti Internet a seguito dei risultati, a mio parere tutt'altro che sorprendenti, di una ricerca Eurispes, secondo la quale i più piccoli nutrirebbero la più assoluta sfiducia nel loro futuro, e sognerebbero soltanto di sfuggire a una vita squallida e faticosa diventando come... Belen Rodriguez e Valentino Rossi;
Ed ecco allora l'idea di una rubrica contraltare, positivamente complementare a quella dedicata ai cialtroni, che ho pensato di dedicare agli "Italiani virtuosi".
In questa prima puntata, vorrei subito dedicare un ricordo a

- Giorgio Ambrosoli, che ho già ricordato in un post del luglio scorso, in occasione dell'anniversario della sua morte. Ascoltate cosa racconta di lui il figlio Umberto, che aveva 7 anni quando lui morì, oggi ne ha 38 e fa l'avvocato, come il padre, su http://www.youtube.com/watch?v=5Xsu7n1DXTw.

- Peppino Impastato, giornalista e fondatore di Radio Aut, che per la sua denuncia delle (ATTUALISSIME!!!) collusioni fra potere politico e mafia venne da questa barbaramente assassinato fra l'8 e il 9 maggio 1978, negli stessi giorni in cui in via Caetani a Roma veniva ritrovato il corpo senza vita di Aldo Moro.

- Walter Tobagi, giornalista, studioso di storia italiana moderna e contemporanea e di sindacalismo, ucciso nel maggio 1980, a soli 33 anni, in un agguato di un commando terroristico di estrema sinistra, composto da figli di famiglie della borghesia milanese. Due membri del commando in particolare appartenevano all'ambiente giornalistico: Marco Barbone, figlio di Donato Barbone, dirigente editoriale della casa editrice Sansoni (di proprietà del gruppo RCS), e Paolo Morandini, figlio del critico cinematografico del quotidiano Il Giorno Morando Morandini.
La figlia Benedetta, che ha seguito le orme paterne dedicandosi al giornalismo, ha scritto un libro dedicato al padre, Come mi batte forte il tuo cuore, e in questi giorni è stata invitata a vedere il film in uscita nei cinema sulle vicende dei terroristi di Prima Linea, e a scrivere un suo commento, pubblicato su Repubblica. Commento che ho letto e ho trovato molto interessante, attento, ben scritto, confermandomi nell'idea che Benedetta Tobagi sia una ragazza molto in gamba, e che abbia saputo fare propria la lezione di vita e di valori, la curiosità intellettuale e la profondità che dovettero senz'altro contraddistinguere suo padre.
Nella targa che oggi a Milano, nel luogo dell'agguato in via Salaino/via Solari, ricorda Tobagi, è riportato un passo di una lettera che scrisse nel dicembre del 1978 alla moglie:
"(...) al lavoro affannoso di questi mesi va data una ragione, che io avverto molto forte: è la ragione di una persona che si sente intellettualmente onesta, libera e indipendente e cerca di capire perché si è arrivati a questo punto di lacerazione sociale, di disprezzo dei valori umani (...) per contribuire a quella ricerca ideologica che mi pare preliminare per qualsiasi mutamento, miglioramento nei comportamenti collettivi".

- e passando all'oggi, ma rimanendo su questa medesima linea (la volontà di capire e spiegare, per poi poter anche cambiare), una citazione d'obbligo va a Roberto Saviano, sul quale non credo ci sia bisogno di fornire informazioni.

Laura

17 novembre 2009

CIALTRONI ITALICI ALL'ASSALTO DELLA MUSICA

Non abbisognano di alcun commento... si commentano benissimo da soli. Ohsssantamadre, che tristezza!!! Ma questi chi li ferma più ormai? Ma proprio a ruota libera...

http://www.repubblica.it/2009/11/sezioni/spettacoli_e_cultura/pianista-contrario/pianista-contrario/pianista-contrario.html

http://www.youtube.com/watch?v=jKSFKa-rP4g

Laura

15 novembre 2009

PER LA SERIE "BRILLANTI DICHIARAZIONI"

Da Repubblica.it di oggi:

Manifestazione del sindacato senza Cisl e Uil. Ma il segretario tende la mano:
"Pronti a sciopero generale sul fisco". Nel corteo anche Idv, Pd e studenti universitari
Cgil torna in piazza a Roma
Epifani: "Licenziamenti a valanga"
Bersani: "Serve una svolta nella politica economica, persi 18 mesi preziosissimi"

...e il ministro del lavoro cosa dice?
Il ministro Sacconi: "Mi sembra un piccolo mondo antico ancorato al '900"

Ah sì? Eh già, mica tutti sono come te, che invece sei un uomo della modernità, del nuovo che avanza... prima socialista della corrente De Michelis (!!!!!!!!!!), poi naturalmente convogliatosi in Forza Italia, e attualmente, ahimè, ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali.
"Ha collaborato a scrivere due saggi: Un futuro da precari? Il lavoro dei giovani tra rassegnazione e opportunità, con Michele Tiraboschi (Arnoldo Mondadori Editore, collana Frecce, 2006) e La società attiva. Manifesto per le nuove sicurezze, con Michele Tiraboschi e Paolo Reboani (Marsilio Editori, collana Gli specchi del presente, 2004).
AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!!!!!!!!!!!!!
E inoltre che:
"La nomina di Sacconi a ministro della salute è stata criticata all'estero dalla rivista Nature come un possibile conflitto di interessi, dato che questa è avvenuta mentre la moglie del neoministro ricopriva la carica di direttore di Farmindustria, l'associazione che promuove gli interessi delle industrie farmaceutiche".
Ma che bel soggettino! Ma che brillante curriculum! Proprio un uomo che può capire i problemi di tre quarti di Paese che affoga nella merda.
Forse, per farglieli meglio comprendere dovremmo un po' coinvolgerlo in questa sgradevole situazione; basta solo un veloce ritocchino con Photoshop, et voilà, il gioco è fatto.

14 novembre 2009

MA C'E' SEMPRE UN MOTIVO PER TIRARSI SU IL MORALE...

...infatti sempre su D di Repubblica leggo che

"La bellezza è in via di ridefinizione.
E la creatività personale è la svolta".

Ma sapete il bello qual è? Che non lo si dice a proposito di società, relazioni interpersonali, lavoro, mutamenti globali, in una rubrica o in un articolo sociologico.
No!
Lo si dice nella rubrica dedicata... AI NUOVI PRODOTTI PER CAPELLI!!! Cioè, stiamo parlando di shampoo, balsamo, creme ristrutturanti.
No, dico, ma rendiamoci conto del livello. Ma chi cazzo le scrive 'ste stronzate galattiche? E sono pure pagati!
Roba da pazzi...
Ma andate a casa, ma vergognatevi!

Laura

13 novembre 2009

SANTE PAROLE DALLA CARTA STAMPATA

Dalla rubrica di Corrado Augias sul Corriere della Sera:

ORA MI DOMANDO SE E' VALSA LA PENA STUDIARE

Gentile Augias, grazie ai sacrifici della mia famiglia, ho potuto studiare. Ho due lauree specialistiche con 110 e lode, un dottorato triennale, vari altri anni di ricerca post-dottorale (...). Sono stato invitato a collaborare alcuni mesi con una delle più prestigiose università americane. Ho avuto l'onore di essere chiamato a lavorare con i maggiori esperti al mondo del mio campo di ricerca. Ho all'attivo molte pubblicazioni (...). A 35 anni sono rimasto senza contratto universitario. Dopo pochi mesi, fortunatamente, sono stato assunto in ruolo come insegnante nei licei (...). Il primo stipendio è stato di 1250 Euro. Al momento mi venne da ridere. Ora no. Mia moglie è stata licenziata a seguito della crisi e abbiamo una figlia. Non facciamo la coda alla Caritas soltanto perchè non abbiamo un affitto da pagare. Non posso lamentarmi, altrimenti i miei compagni di studio, che stanno peggio, me lo rinfacciano, e hanno ragione. Domanda: potrò dire a mia figlia che è importante studiare per il proprio avvenire?
Lettera firmata

Risposta: sì, potrà dirglielo per molti buoni e cattivi motivi che cerco di esporre.
Il primo: per una persona perbene, non sono molte le altre possibilità per cercare di fare qualcosa nella vita (...). Un'alternativa possibile è cercare di arraffare soldi con qualunque mezzo, può anche essere un buon rimedio; basta guardarsi intorno e vedere come molti di questi girino su grosse auto fumando sigari costosi, mentre i prof contano i soldi per vedere se possono andare o no al cinema o comprare un libro. (...).
Ma ci sono persone per le quali il lavoro intellettuale è di gran lunga quello preferibile, anche a costo di fare sacrifici. (...).

Dalla rubrica di Umberto Galimberti su D di Repubblica:

L'ARDUO SENTIERO DELL'AMICIZIA

(...) Nella vita sciatta di tutti i giorni, noto con triste ripetizione lo sbandieramento quasi sfrontato (e a tratti cafone) di inutili trofei, ma non sarebbe più bello se tutti noi potessimo mostrare tanti amici come tratto distintivo di vera ricchezza?

Più la società diventa di massa - o nella forma di quella solitudine che ci incolla davanti a un computer vittime di una bulimia affettiva, (...) o nelle adunate di massa in occasione di concerti, (...), o per applaudire parole che confermano le idee che già abbiamo o la fede che già possediamo - più l'amicizia diventa difficile e impraticabile. (...).
Oggi conosciamo solo il singolare e il plurale. (...).
Nel singolare incontriamo la solitudine dell'anima che vagheggia mondi e ideazioni che mai avremmo il coraggio di rivelare in pubblico, che si inabissa in dolori che la buona educazione ci induce a non manifestare, che si esalta in entusiasmi che sfuggono a ogni misura e moderazione. (...).
Al plurale dobbiamo dar prova di sano realismo, che ci chiede di stare ai fatti, di controllare le emozioni, di misurare le parole, di essere più una risposta agli altri che propriamente noi stessi.
E tutto questo per essere accettati, riconosciuti, identificati, e nei casi estremi persino applauditi.
(...).
Tra l'anonimato del pubblico e la solitudine del privato, l'amicizia, che abita il duale, consente di comprendere tutte quelle eccedenze di senso che nel segreto la nostra anima crea.
(...)
Per questo, penso, non si possono avere molti amici, come invece Lei si augura, ma solo quei pochissimi che corrispondono alle sfaccettature della nostra anima (...).
Se questa è l'amicizia, la nostra cultura (...) non è la più idonea a favorire quell'incontro a tu per tu con quello sconosciuto che ciascuno di noi è diventato per se stesso (...).

I GIOVANI E LA POLITICA

Ho 19 anni e studio storia contemporanea alla Sapienza di Roma.
(...)
Come si può convogliare la frustrazione e la tristezza di vivere di migliaia di giovani (e meno giovani) in un movimento collettivo e liberatorio?
Sono domande che mi tormentano e questioni che affronto nella trasmissione radiofonica che conduco insieme a un amico sull'emittente web della mia università, un canale che più di nicchia non esiste.

(...) La "rivoluzione" del Sessantotto è stata avviata da giovani che si trovavano in una condizione decisamente migliore dei giovani di oggi, perchè a differenza di questi avevano un futuro. (...).
Il futuro era una promessa e non una minaccia come appare ai giovani di oggi. Naturalmente, quando non è una promessa, il futuro non retroagisce come motivazione all'impegno, allo studio, all'investimento sulle proprie capacità. (...).
Eppure, affogati in un mare di demotivazione, sfiducia e - non di rado - sconforto, i giovani d'oggi non manifestano il loro disagio, che pure traspare nelle loro giornate piene di inedia e nelle loro notti insonni. (...).
L'impegno politico non attrae i giovani di oggi. E questo è un sintomo che dice essersi ormai stratificata in loro la persuasione che nulla può cambiare, per cui tanto vale vivere con intensità ed estrema vitalità l'assoluto presente, perchè il futuro non è nelle loro mani, e quindi neppure nelle loro prospettive.
(...)
Tutto questo si chiama "nichilismo", da imputare non al fatto che sono crollati i valori (...) ma al fatto, come opportunamente ci ricorda Nietzsche, che "manca lo scopo, manca il perchè", e forse anche la forza, la fiducia che qualcosa possa cambiare.
E non basta l'ottimismo che i nostri canali televisivi ogni giorno cercano di diffondere, perchè il pessimismo e la sfiducia sono ormai dentro l'anima, e la consumano privandola di slanci e ideazioni.
(...) avremmo bisogno di una politica che non sia solo una difesa strenua di interessi, o peggio di clientele, ma sappia offrire se non una nuova visione del mondo, la fiducia almeno che non tutto è immodificabile. Perchè questa è la vera stagnazione, prima ancora di quella economica.

10 novembre 2009

MI SA CHE QUALCUNO FRA VOI DIVENTA RICCO...

Da corriere.it:

Lo afferma Luca Petrucci, l'avvocato che assiste l'ex conduttore di Mi manda Raitre
Piero Marrazzo tornerà a fare il giornalista in Rai nel 2010
«La sua carriera politica è finita, ma ha diritto a riavere quel posto di lavoro che aveva lasciato temporaneamente»

(Ma la telenovela continua...)

9 novembre 2009

PROFEZIE

Ah, come vorrei a volte avere un registratore, perchè restasse traccia delle mie premonizioni!
Non sarà passata una settimana da che, commentando con Cristiano il caso Marrazzo, avevo vaticinato che presto o tardi, passata la bufera, sarebbe saltato fuori per il nostro eroe un posticino in RAI; magari dietro le quinte, per evitargli l'imbarazzo di metterci la faccia, ma sempre di un certo prestigio, e più che ben retribuito.
Lo devo confessare, mi aveva quasi indotto a considerarlo con un po' di compassione: "Ma poveretto, in fondo è finito in questa storia perchè si vede che non era in grado di reggere le porcherie della carriera politica e del potere, è uno finito, ma pensa la devastazione della vergogna, si deve ricostruire una vita, anche i rapporti con la moglie, con la famiglia" ecc. ecc.
Ebbene, spero che la notiziola buttata lì oggi da Corriere.it: "Marrazzo verso il ritorno alla Rai -
Imbarazzo a Viale Mazzini: ha diritto a un posto da conduttore", venga presto seguita da un "Grazie, ma preferisco di no" del nostro amico.
Lo spero con tutto il cuore, ma perchè qualcosa mi dice che non sarà così, e che tempo qualche settimana, massimo qualche mese, Marrazzo sarà di nuovo in onda, in forma smagliante e con aria gagliarda e tirata a lucido, alla guida di qualche nuova trasmissione monnezza, che registrerà da subito ascolti da record proprio in virtù del fatto di essere condotta da "quello che se la faceva con i tranvoni"?
Quanto vorrei sbagliarmi! Quanto vorrei poter riconoscere un barlume di buon senso e dignità in quest'uomo, e quindi potergli anche accordare volentieri un po' di compassione!
Appuntamento su questo blog per sapere come andrà a finire.

Laura

P.S. Visto che ultimamente, con l'aria che tira, vanno molto di moda lotterie e giochini vari, si accettano scommesse.

8 novembre 2009

NUOVI FILM, NUOVI LIBRI, NUOVA MUSICA: DIAMOCI DEGLI STIMOLI

Fra venerdì e ieri sera mi sono un po' rimessa in pari con il cinema, che ultimamente frequentiamo meno, avendo molte possibilità di vedere ottimi film, magari non nuovi e non recenti ma meritevolissimi o addirittura imperdibili, con e-mule.
Venerdì ho visto Julie & Julia, con la solita eccezionale Meryl Streep. Una commediola molto carina, ben recitata non solo da lei ma da tutti e molto curata nei dettagli; e non un film solo d'evasione, ma anche sulle difficoltà della vita, diverse per due donne appartenenti a epoche differenti, ma per entrambe difficoltà non da poco.
Facile per me identificarmi con la giovane newyorkese Julie. Felicemente sposata con un giornalista, con il quale avvia l'avventura del matrimonio in un appartamentino bohemienne stipato di carabattole sopra una sfigatissima pizzeria negli sfigati Queens, Julie si arrabatta fra i telefoni di un orrido call center e le vecchie amiche, che nel frattempo sono diventate delle insopportabili carrieriste, e non smette di sognare il successo come scrittrice.
Alla sera e nei fine settimana affoga i suoi dispiaceri... nelle creme e nei sughi: si diletta infatti di cucina, ed è un'ammiratrice sfegatata di una insuperabile cuoca che fra gli anni '50 e '60 ha realmente spopolato in America con il suo libro di ricette e le sue lezioni di cucina in televisione: Julia Child (che vi mostro qui sopra in un fotogramma tratto dalle sue apparizioni televisive).
La via d'uscita rispetto alle frustrazioni quotidiane diventa per Julie il suggerimento del suo adorabile e partecipe marito: perchè non dare vita a un blog nel quale, per un anno, proporre ogni giorno una ricetta dal libro di Julia Child, dalla stessa Julie preparata?
E così parte la sfida, che naturalmente è soprattutto sfida con se stessa e difficile battaglia contro le avversità del mondo esterno e anche contro le proprie insicurezze, nate dall'impossibilità di coltivare nella sfera professionale le proprie prerogative e capacità. E che diventa anche confronto a distanza (il sogno di un incontro ravvicinato non si avvererà) con Julia, più la Julia immaginata che quella reale, ma forse in fondo, come giustamente dice il marito di Julie, quella per lei più importante. Insomma, un film carino e rilassante, non privo però di spunti di riflessione e di una sua semplice, ma giusta morale.

Ieri sera, invece, scorpacciata di musicone, inseguimenti spericolati, drammatici faccia a faccia, ma soprattutto di Johnny Depp: siamo andati a vedere Nemico pubblico, basato sulla storia vera del gangster John Dillinger nella Chicago degli anni '30. Il film avrebbe la pretesa di uscire dai limiti della perfetta ricostruzione storica e ambientale e del filmone hollywoodiano, per realizzare una lettura più profonda e psicologica del confronto fra i due protagonisti, il bandito e il poliziotto dell'FBI che gli diede realmente la caccia fino alla resa dei conti finale. Un po' come in Heat - La sfida, che ripropone lo stesso tema in un contesto moderno, avvalendosi della bravura di De Niro (il bandito) e Pacino (il rappresentante della legge) per innescare una riflessione sul bene e il male.
Depp e tutti gli altri sono bravi, sulle ricostruzioni e la fotografia niente da dire, ovviamente le scene d'azione, rapine e inseguimenti, sono pressochè perfette. Ma il film si ferma, rispetto ai suoi più ambiziosi obbiettivi, a metà del guado, non approfondendo a sufficienza gli spunti psicologici e anche gli aspetti sociologici della vicenda di Dillinger, spunti e aspetti che si limita a suggerire.
...comunque, prendere prende, sono due ore con il fiato sospeso. E POI JOHNNY E' TANTO, TANTO BELLO, E TANTO, TANTO SEXY!!!

Ci sono delle interessanti novità anche musicali: vi consiglio l'ultimo album di Sting, appena uscito, di cui qui sopra vedete la (già stranota) copertina.
L'album è accompagnato da un forte battage pubblicitario, anche perchè ben si adatta alle festività natalizie alle porte, essendo una ripresa molto fine e originale di antiche ballate popolari dell'Inghilterra del nord sul tema dell'inverno.
Secondo me è fatto molto bene, considerando che l'impresa era di quelle particolarmente ardue e ambiziose; avventurarsi sul terreno della musica antica e popolare collaborando con musicisti abituati a muoversi in quell'ambito, venendo dal rock e dal pop, non è mai infatti un'operazione da affrontare a cuor leggero. Ma la curiosità intellettuale, l'intelligenza e la musicalità di Sting l'hanno fatto cadere in piedi. Forse l'intero album, ascoltato di seguito, è appena appena noiosetto; ma è l'unico piccolo limite di questo lavoro. La finezza e il buon gusto delle scelte negli arrangiamenti e la contaminazione con il jazz sono invece i suoi punti di forza, e garantiscono una qualità che non scende mai sotto un certo livello.

Quanto alle novità nelle letture, prima del cinema ieri ho fatto incetta di romanzi, tutti di Adelphi (e quindi tutti della categoria "Prepariamoci a una letturina impegnativa"):

- La storia di un matrimonio, di Andrew Sean Greer, di cui leggo su http://nuke.ilsottoscritto.it/Default.aspx?tabid=1045: "(...) è una sorta di giallo epistemologico che indaga il difficile cammino conoscitivo di se stessi e dell’altro da sé . “Crediamo tutti di conoscere la persona che amiamo” è la frase di apertura del romanzo e quella che più spesso ricorre, a mo’ di refrain, nel corso del suo svolgimento. A pronunciarla è Pearl, la moglie devota di Holland Cook, che, divenuta ormai nonna, ricostruisce il suo passato nel tentativo di capire il suo singolare legame con il marito. (...)".
- Nè giusto nè sbagliato, di Paul Collins, che affronta il tema dell'autismo (http://www.unilibro.it/find_buy/Scheda/libreria/autore-paul_collins/sku-12087789/ne_giusto_ne_sbagliato_.htm)
- Nella penombra, di Juan Benet: "Due donne, una anziana e una giovane, zia e nipote, siedono nella penombra di uno studio spazioso, e parlano. Di che cosa? Di un messaggero che dovrebbe arrivare, del suo messaggio che dovrebbe chiudere una ferita aperta molto tempo prima." (da http://www.bol.it/libri/Nella-penombra/Juan-Benet/ea978884590838/).
- Ritorno a casa, di Natasha Radojcic-Kane: "Halid ha molti conti in sospeso. Dalle trincee di Sarajevo è tornato con una reputazione da eroe, un incubo ricorrente e parecchio denaro di origine poco chiara. Per sbarazzarsi della prima gli basterà una partita di caccia con due amici d'infanzia, finita sparando con armi da guerra agli unici animali sopravvissuti nei boschi intorno al villaggio, i gufi. Per non vedere più quella ragazza cadere al rallentatore, colpita a morte, sarà forse sufficiente smettere di dormire. Ma liberarsi del denaro, o moltiplicarlo - ed è il denaro con cui Halid vorrebbe riscattare il suo amore di un tempo, ora ostaggio di una donna e di una storia crudele - risulta più difficile." (da http://www.nonleggere.it/default.asp?content=%2Fesordienti%2Fblu4%2Fnatasha%5Fradojcic%2Dkane%5Ftesto%2Fschedatesto%2Easp).

Ho invece iniziato da pochi giorni un altro Adelphi che dalle prime pagine sembra molto bello: Il giorno del giudizio, di Salvatore Satta: "Salvatore Satta (Nuoro 1902, Roma 1975) è uno di quegli scrittori, quasi estinti al giorno d’oggi, caratterizzati dallo spirito e dallo stile di chi non ha in animo di scrivere nell’ottica della produzione e del mercato. La prima conferma ci viene, in questo senso, da La veranda, romanzo scritto a soli 25 anni, valutato da Marino Moretti una controparte italiana a La montagna incantata di Thomas Mann, e che allora non arrivò al pubblico in quanto non ritenuto in grado di accoglierlo. Il romanzo venne pubblicato solo nel 1981, da Adelphi; dopo il De profundis, stampato nel 1948, e Il giorno del giudizio, 1977. Scrivere non è il mio mestiere, confessa lo scrittore. Non lo è in alcun modo. E infatti: «Scrivo queste pagine che nessuno leggerà, perché spero di avere tanta lucidità da distruggerle prima della mia morte». E allora perché scrivere un libro? Per Satta era come chiedersi: e allora perché vivere? Non si vive, né si scrive, in funzione di un dopo, di un obiettivo. Ma questo significa volare sopra gli uomini, non essere contaminati dalle umane debolezze. E Satta non lo era, almeno non voleva esserlo. Diffidava ormai anche delle leggi, delle quali era esperto, di tutte quelle leggi nelle quali credono ancora i vivi." (da http://www.italialibri.net/opere/giornodelgiudizio.html).

Laura

1 novembre 2009

RICORDATEVI DI ME E SEGUITEMI CON LO SGUARDO

Oggi siamo stati al cimitero; avevo chiesto giorni fa a Cristiano di accompagnarmi a trovare i nonni, per la prima volta da che sono mancati.
Sono andata a vedere la nonna Antonietta, la nonna "vera" mai conosciuta, la nonna Lina, per me la nonna "comunque", il nonno Michele.
Ho sentito veramente il bisogno di questo contatto, perchè a volte mi pare che in questa perdita del centro e del senso delle cose, di un'identità precisa, in questa follia collettiva, sia più che mai necessario, essenziale direi, ricordarsi da dove si viene.
Leggere "Avello Antonia in Montingelli" e "Montingelli Michele", vedere la foto della nonna Lina, con quel suo sguardo così volitivo, così deciso, così fiero e penetrante, mi ha dato un senso di appartenenza. Ho chiesto a tutti di guardarmi e di aiutarmi, loro che sono stati a suo tempo così forti, così coraggiosi, così capaci di superare enormi, tragiche avversità.
Io credo che mi guardino da qualche parte, mi vedano, soprattutto quando mi sbatto e faccio fatica, e anche loro si ricordino di me, di tutti noi.
Anche la mia cara nonna mai conosciuta, così presto andata via, così somigliante eppure diversa dalla sorella che seppe poi fare da madre ai suoi figli: Antonia così dolce e un po' sognante, Angiola invece quasi altera, la camicia bianca perfetta e la giacca tagliata su misura a dimostrare, a rivendicare che dalla miseria si deve, si può uscire con la forza di volontà, con la voglia di riscatto, con l'orgoglio dell'intelligenza, per riconquistarsi la propria dignità. Così determinata, ferma, severa ma, ne sono certa, donna di assoluta sensibilità inespressa, che proprio perchè soffocata si ritorse alla fine contro di lei, con la più terribile delle vendette: offuscandone il brillante intelletto, che aveva distinto questa donna nel gruppo dei fratelli e ne aveva fatto, insieme alla forza di carattere, il traino instancabile della famiglia.
Nonni cari, amatissimi più oggi che allora, guardate a questa vostra nipote, che avete visto bambina da lontano o da vicino, e che tanto sente di appartenervi di sangue, di testa, di temperamento.
Sappiatela sempre guidare in questo percorso, tanto più agevole di quello che voi doveste affrontare eppure per lei, non così forte come voi foste, a volte difficile.
Con un immenso amore, e il rimpianto di avervi avuto troppo poco, vostra

Laura