TRAVEL MEMORIES - 2

Stati Uniti - agosto 2013
OUR HONEYMOON!!!!!!!!!!!!!!!!

Dunque... da dove cominciare???

Il tanto agognato e inseguito GVDV, il Grande Viaggio Della Vita, quello che ti deve portare lontano geograficamente e interiormente, quello che "almeno una volta nella vita", quello che "voglio cavarmi lo sfizio di vedere cosa c'è LA' " (essendo il "LA' " soprattutto un luogo della mente e dell'immaginazione, e forse anche un po' dell'anima) finalmente è stato fatto. Ed è già storia, e già diventa diario e memoria qui nel Roman, fedele testimone del mio cammino, e del mio vedere e del mio scoprire.

Due settimane nella terra dei pionieri, programma intenso, miglia macinate non ancora conteggiate, ma TANTE, PROPRIO TANTE (tutte a carico del neo-marito, povero, lui che ODIA guidare e DETESTA l'auto!!! L'uomo giusto al posto giusto, la vacanza per lui, non c'è che dire...). Una Toyota Corolla delle inquietanti dimensioni di un Caterpillar ci ha portato on the road che più on the road di così davvero non si sarebbe potuto.
Abbiamo fatto il pieno di quel che si vede nei film e che, ora lo possiamo dire, è DAVVEROVERAMENTE così: km, km e km di deserti, inframmezzati da poche immense città e cittadine da Pomodori verdi fritti alla fermata del treno. Né più né meno.  
Volendo sintetizzare alquanto, questa ragazzi è l'America. 
Bella? Mah...
Coerente con se stessa? Direi proprio di no. Una contraddizione unica.
E allora?
E allora è la Grande Madre che la fa assolutamente da padrona, Lei, la Signora incontrastata, immensa, silenziosa, serafica, immobile: la Natura. E' Lei che ti entra nel cuore, è Lei che ti porti a casa, negli occhi, nella testa e appiccicata addosso come esperienza indimenticabile, e che vale il GVDV.

Ciò detto... cerchiamo di andar con ordine, che con tutto quel che si è visto e fatto altrimenti siamo perduti. 
Il mio resoconto questa volta non potrà che andare per puntate, un tassello del puzzle alla volta, a ricostruire momenti, flash visivi e mentali, il viaggio fuori di me e quello, anche, DENTRO di me.    

Punto di partenza del GVDV (per nulla casualmente coincidente con il nostro viaggio di nozze) è stata la capitale culturale e intellettuale, radical-chic ma anche gaudente q.b. della California. Una città che niente, ma niente proprio ci azzecca con il resto di questa landa di divertimentifici ad uso e consumo delle masse indigene ed estere, e che fa del tutto caso a sè: San Francisco
San Francisco è naturalmente tante cose, come tutta l'America e solo l'America riesce per certi aspetti ad essere: è oceano ventoso e orsi marini che prendono beati il sole al Pier 39 per la gioia dei turisti di tutte le età, è gabbiani che razzolano alla ricerca delle bricioline e dei prelibati avanzi di pesce sui marciapiedi antistanti i baracchini che propongono gli stuzzichini a base di granchio e i panozzi svuotati dalla mollica e pieni fino all'orlo di zuppa calda, ma anche il colore esplosivo dei graffiti a Mission, incastonati fra un ristorante messicano, una chiesa evangelica e un negozietto di modernariato, è il brio eccentrico e contestatario del quartiere gay di Castro, pieno di deliziose casette vittoriane quasi soffocate da fiori e piante, è l'austerità scintillante e sfarzosa dei grandi palazzi del potere al Financial District, è lo strabiliante formicaio umano della sua Chinatown, che quasi ti fa sembrare di girare per le strade di Shanghai:                
  

Ed è, anche, la desolazione tragica di Alcatraz, dove solo un poco e per poco scaldano il cuore i bei fiori selvatici e la bellezza degli uccelli in volo enfatizza la grande tristezza che ti invade ad avere sotto gli occhi cosa può significare privare disumanamente un uomo della sua libertà (pur sapendo che questo luogo ha ospitato assassini di rara ferocia e criminali impenitenti capaci di compiere massacri a sangue freddo pur di tentare la fuga): 
         

Un volo interno ci ha portati da San Francisco alla sua clamorosa antitesi: l'enorme, smisurata, respingente "città degli angeli".
Los Angeles atterrisce per la sua spaventosa estensione sin da quando si comincia a planarle sopra, ed è soverchiante la sensazione che ti dà il suo abitato a perdita d'occhio, sino alla lontana, opaca linea dell'orizzonte.
I luoghi della città i cui nomi risuonano ossessivamente in ogni angolo del mondo occidentale, evocando le immagini del lusso, del fascino, della ricchezza illimitata e dei fasti della grande industria del cinema dai suoi dorati esordi all'oggi, ossia Hollywood e gli Universal Studios (raggiunti percorrendo la mitica Mulholland Drive di lynchiana memoria), sono stati svuotati di tutto l'appeal che un tempo dovettero realmente avere, e trasformati in giganteschi e orrendi luna park per l'inconsapevole stordimento delle masse sottoculturate autoctone e straniere, di adulti e bambini divorati dall'immenso, stonante, sudato, maleodorante divertimentificio dove non si propone che uno sbiadito e vago accenno alla Hollywood che fu, e il resto è tutta e solo mistificante cartapesta. Un colossale imbroglio, una droga per il popolo, un sogno fatto di niente, venduto a carissimo prezzo (e fuor di metafora, dato che il biglietto d'ingresso One Day agli Studios, il più economico, costa la bellezza di 89 dollari); nient'altro che questo oggi sono Hollywood e i set della più straordinaria fabbrica dei sogni dell'Occidente. 
MA.
Ma l'America è tutto e il contrario di tutto, l'America è fatta per stupirti, l'America non finisce quando pensi di averla risolta e capita, e quindi.
E quindi a LA c'è anche downtown: un enorme teatro a cielo aperto, uno spettacolo barocco di meravigliosa architettura del ventunesimo secolo. Meravigliosa e prepotente, anche: una vera sfida al Padreterno per l'ostentazione di ricchezza, potere, autocelebrazione che questi palazzi e queste fontane dichiarano con ipnotica arroganza, slanciandosi verso il cielo senza timore di arrivare a toccarlo e guardarlo occhi negli occhi, il Padreterno:          
          

Solo due ore e mezza separano LA da Las Vegas, "Le Praterie".
Sono due ore e mezza di viaggio in mezzo al nulla più totale. Il deserto del Nevada, ideale per gli esperimenti sugli armamenti che regolarmente vi si svolgono nella "tranquillità" di "non dare fastidio a nessuno", non offre panorami di particolare attrattiva (anche se l'improvviso scroscio di tempesta con conseguente arcobaleno che abbiamo incontrato a mezza via ci ha regalato una parentesi di inaspettata suggestione, illuminando di bei riflessi le dune altrimenti spente e monotone), e lo Stato si è caratterizzato sin dalla sua costituzione come una surreale "zona franca", messa lì nel bel mezzo di una terra inospitalissima per lo sfogo irrazionale di un'umanità abituata a vivere ai confini fra il lecito e l'illecito, drogata dal gioco d'azzardo. E ancor oggi è l'attrazione morbosa per il gioco stesso il fulcro e la calamita intorno a cui ruota questo mondo assurdo, questa dimensione parallela dove (almeno teoricamente) tutto puoi essere e tutto puoi fare, popolata da ricconi, disperati, papponi, zoccole di lusso, nani, ballerine, barman fluorescenti, giocatori della domenica, prestigiatori, illusionisti, cialtroni, delinquenti, mendicanti veri e spesso anche fasulli, baldi giovani che pretenderebbero di trovare la fortuna e la chiave di una vita al massimo dentro questo miraggio psichedelico piantato in the middle of nowhere.


Questa in buona sostanza è LV.
Sapendolo, la prendi per quello che è (e per come, a suo modo onestamente, si pone), e per un giorno e mezzo ti ci puoi anche divertire, godendoti le vetrine da lusso sfrenato delle boutique dell'alta moda made in Italy schiaffate dentro un unico contenitore firmato da qualche archistar, il tripudio ipnotico di insegne enormi e ad altissima, direi impensabile definizione - roba che non le avessi viste non le avrei credute possibili - i giochi d'acqua davanti al Bellagio Hotel con Sinatra a tutto volume nell'aria ancora impregnata di calore e umidità che hanno, come quasi tutto l'anno d'altronde, per tutto il giorno paralizzato la vita diurna di questa pseudo-città dal bioritmo completamente rovesciato, in cui tutto si sveglia, si accende e inizia a ipnotizzarti non prima delle sei del pomeriggio.            
Signori, benvenuti a Las Vegas:




(TO BE CONTINUED)

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