29 ottobre 2009

CIALTRONI ITALICI - IL CANTORE DELL'AMORE SENZA ETA'

La folta messe degli italici cialtroni è ricca di "tipi", di caratteri: ci sono, come abbiamo visto, il cantante, le show girl più o meno attempate, il principe ereditario belloccio riciclatosi come "ballerino", il ricco rampollo conformista dell'anticonformismo, lo psicoterapeuta della domenica, il non-cantante tutto ciuffo e niente talento, e chi più ne ha più ne metta.
In questo variegato circo di scandalose assurdità, in questo pozzo senza fondo di orride creature partorite dalla tivvù, in questo raccapricciante, immenso Grande Fratello, non poteva mancare il grande scrittore che finalmente sdoganasse il genere del romanzetto rosa da quattro soldi, rivendicandone tutta la disconosciuta rilevanza letteraria e sociale.
Ma non, si badi bene, facendolo passare per ciò che non è... bensì FACENDOLO PASSARE ESATTAMENTE PER CIO' CHE E'! Vale a dire portandolo in trionfo proprio in virtù della sua assoluta, totale, sconfortante, indecente mancanza del benchè minimo spessore, millantata per "leggera profondità".
Roba in confronto alla quale la collezione Harmony va collocata in prossimità, che so, de I Miserabili, Guerra e Pace, I demoni, cose così... Roba che naturalmente infesta le librerie andando a ruba, e nelle trasposizioni cinematografiche riempie le sale di un pubblico variegato e trasversale: dagli adolescenti in amore alle mamme italiane in vena di regressione, dai trentenni nostalgici dei tempi del liceo - sì, esatto, quello di Venditti! - ai radical chic che fanno della rivalutazione del non rivalutabile la loro bandiera per trovarsi un posto nel mondo, scavarsi la loro nicchietta. Ciò che li accomuna è la narcosi del ben dell'intelletto prodotta dalla tivvù.
Eccolo qua, il nostro homme de lettres, nel caso ne sentissimo la mancanza!
E' Federico Moccia, che di sè ci dice (dal sito ufficiale http://www.federicomoccia.it/):

Chi sono... domanda difficile.
Domanda bellissima.
Io sono le parole che amo, le storie che racconto, gli amici più cari che mi accompagnano in questa vita.
Sono nei colori di un fiore che cresce ostinato al bordo di una strada asfaltata.
Vivo dentro al cielo, quando al tramonto si tinge d'arancio, sempre diverso, sempre se stesso.
Sono nei quadri che dipingo, nella penna che uso quando scrivo, in un piccolo regalo che scelgo per fare una sorpresa.
Sono nel piacevole tepore di un maglione d'inverno e nella libertà di una maglietta estiva, nel caldo sole d'agosto.
Mi ritrovo nelle pagine degli scrittori che amo, nei fotogrammi di un film che mi commuove.
Mi perdo negli occhi di chi amo e mi ritrovo in quelli di chi mi fa sorridere e sa ridere di sé.
Sono le cose che amo: l`amicizia e la lealtà, la solitudine e la compagnia degli amici, il silenzio e lo scoppio improvviso di una risata.
Correre in moto, quando la visiera del casco è alzata ed entra il vento.
Parlare senza dire niente, perché gli occhi hanno già svelato tutto.
Mangiare una brioche calda alla crema, bere una buona birra.
Nuotare nel mare: quello salato d'estate e quello turbolento e dolce dei sentimenti.

Ma che persona di rara, squisita e delicata sensibilità!
Ma questo è un amore d'uomo, un artista, un poeta, nonchè, neanche da dire, il classico uomo da sposare!
Ma la vera chicca sono i cenni biografici:

Federico Moccia è nato a Roma il 20 luglio del 1963.
É figlio d'arte: suo padre è Giuseppe Moccia, meglio conosciuto come Pipolo, che è stato prima sceneggiatore cinematografico, assieme a Castellano, di varie pellicole con Totò, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia e altri comici italiani, e poi regista di alcuni tra i maggiori successi commerciali della commedia all'italiana a cavallo tra gli anni '70 e '80, come
Il bisbetico domato, Attila flagello di Dio, Il ragazzo di campagna o Innamorato pazzo.
Proprio
Attila flagello di Dio, del 1982, segna l'esordio nel mondo del cinema di Federico, che vi partecipa come aiuto regista. Nel 1986 è uno degli sceneggiatori della prima stagione de I ragazzi della 3ª C. Dopo l’esordio alla macchina da presa come regista nel 1987 del film Palla al centro, di cui è anche sceneggiatore, Federico Moccia passa alla TV con il telefilm College, di cui è regista e sceneggiatore. In TV rimane a lungo anche in qualità di autore, scrivendo i testi di molte trasmissioni di successo nel campo dell'intrattenimento come I Cervelloni, Fantastica italiana, Ciao Darwin, Chi ha incastrato Peter Pan?, Domenica In e Il treno dei desideri.

...ecc. ecc.
Allora, analizziamolo questo curriculum: cosa ci propone? Un "figlio d'arte", o, per chiamarlo con il suo nome, un figlio di papà mandato da papà (che già di suo, diciamolo, non era propriamente Luchino Visconti), che esordisce come "aiuto regista" (AHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!!!!!!) con un immortale capolavoro delle cinematografia di tutti i tempi: Attila flagello di Dio.
Il buongiorno si vede davvero dal mattino... il nostro ha subito scelto con decisione di impostare la carriera sul prodotto di qualità, sulla più spinta sperimentazione, sull'alto profilo.
E poi? Manco a dirlo, il nostro beniamino ha trovato degna collocazione nella sconfinata scuderia Mediaset; un colpo di bacchetta magica, ed eccolo trasformato in fine sceneggiatore di "note trasmissioni di successo nel campo dell'intrattenimento". E beccatevi quali: I Cervelloni, Fantastica italiana, Ciao Darwin, Chi ha incastrato Peter Pan?, Domenica In, Il treno dei desideri. Sempre più intellettuale, sempre più di nicchia, sempre più rivolto ai palati fini.
Raggiunta così la piena maturità intellettuale e artistica, viene infine il momento della piena espressione di sè. Ed ecco quindi il balzo finale e la conseguente consacrazione letteraria.
Cito sempre dal sito:

Nel 1992 scrive il suo primo libro, il romanzo Tre metri sopra il cielo. Non riuscendo a trovare una casa editrice disposta a pubblicarlo decide di farlo a sue spese con una piccola casa editrice, Il Ventaglio, con una tiratura di poche copie. Ma le poche copie del libro vanno subito a ruba e cominciano a girare tra i giovani lettori copie fotocopiate del libro. (...).
Nel 2004, a quarantuno anni, il suo libro d’esordio diviene il nuovo caso letterario italiano, ottenendo un enorme diffusione tra i licei romani. Viene pubblicato da Feltrinelli in una edizione ridotta: il successo è immediato e porta anche ad una riduzione cinematografica, con tanto di ripubblicazione della versione originale ed integrale del 1992. Nello stesso anno esce il film tratto dall'omonimo libro (...).
Con il libro vince il Premio Torre di Castruccio, sezione Narrativa 2004, e il Premio Insula Romana, sezione Giovani Adulti 2004. Il romanzo viene venduto in tutti i Paesi d'Europa ma anche in Giappone e in Brasile.
Il 9 febbraio 2006 esce il suo secondo romanzo,
Ho voglia di te (Feltrinelli), vincitore del Premio Cimitile (attualità), seguito del libro Tre metri sopra il cielo. Anche questo romanzo diviene un film nel 2007 (...). La pellicola ottiene un grandissimo successo di pubblico e un incasso record di 16 milioni di euro.
Il 17 aprile 2007 esce nelle librerie
Scusa ma ti chiamo amore edito da Rizzoli, da cui è tratto l’omonimo film (...) per la regia dello stesso Moccia, interpretato da Raoul Bova e dall’esordiente Michela Quattrociocche. Nel primo week end di programmazione, il film incassa oltre 4 milioni di euro e chiuderà con un grande risultato di botteghino: 13 milioni di euro.
Sempre nel 2007, escono i libri
Cercasi Niki disperatamente, edito Rizzoli, il racconto La passeggiata (...) e il libro del musical di Tre metri sopra il cielo, 3MSC, edito da Feltrinelli.
Nel 2008, dalla lavorazione del film
Scusa ma ti chiamo amore nasce un libro pubblicato da Rizzoli: Diario di un sogno. Le fotografie, i miei appunti, le mie emozioni, dal set del film «Scusa ma ti chiamo amore».
Il 2 ottobre 2008 esce nelle librerie il romanzo Amore 14, edito da Feltrinelli, da cui verrà tratto un film girato interamente a Roma nell’estate del 2009 (...).

Trovo che le due perle siano:
- il commovente accenno alle difficoltà del (maturo) esordiente, che deve affidarsi a una piccola, sfigata casa editrice, che però crede in lui, pur di veder stampata la sua opera immortale (partorita in notti di freddo pungente, nella sua triste soffitta illuminata dalla debole luce di una candela)
- lo svarione di chi si è occupato dell'editing sui testi del sito, che dimentica il corretto uso dell'apostrofo nella declinazione femminile dell'articolo indeterminativo nella lingua italiana. Notevole, per essere il sito di un romanziere!

MA A CHI LA VENITE A RACCONTARE??????
MA QUANDO MAI CI LIBEREREMO DI QUESTA SOFFOCANTE FUFFA DI RACCOMANDATI SENZA ARTE NE' PARTE????????? Meno male che qualcuno che irride ancora c'è, vedere articolo in testa al mio post.

Laura

26 ottobre 2009

STASERA SONO TRISTE...

A VOLTE SI FA VERAMENTE UNA FATICA PORCA.

CIAO, BRUNO

...ci mancherai, ma è meglio così.

Laura

22 ottobre 2009

OGGETTI CHE CI RAPPRESENTANO

La mia vita e la mia mente sono piene di oggetti noti e sconosciuti, come questa scatola magica.

21 ottobre 2009

L'INTERESSANTE DIBATTITO SUL POSTO FISSO


...a parte che visti i protagonisti della querelle (fra Silvio Imperatore e Tremonti che parlano tanto per parlare e per fare i bauscia, e la Marcegaglia che senz'altro dice quello che veramente pensa, ma ti raccomando che bei ragionamenti) non saprei chi mi fa più incazzare...

Mi sorge inoltre spontaneo il quesito: TANTO ORAMAI COSA CAMBIA???

POSTO FISSO

POSTO "MOBILE" (non si sa neanche più come chiamarlo)

18 ottobre 2009

CI MANGIANO LA VITA

Prendo spunto dalla lettera scritta questa settimana allo psicologo Umberto Galimberti, nella rubrica che tiene su D di Repubblica.

Scrive Serena Annibali, studentessa di ingegneria di 23 anni:
"(...) Quando non ti basta mai ciò che hai intorno, non per una mera insoddisfazione, ma perchè sai che oltre a ciò che hai già davanti ci può essere qualcos'altro ancora che ti può arricchire in maniera diversa, allora ti rendi conto che non puoi restare fermo al tuo posto (...). Ma questa sete di conoscenza non si concilia con il modello di vita nel quale ci troviamo. (...) E' difficile trovare un equilibrio morale, è difficile trovare un equilibrio emotivo, ed è difficile trovare un equilibrio cognitivo. (...)".

E le risponde Galimberti:
"La sua ricerca dell' "equilibrio cognitivo" mi pare richieda il superamento di quella condizione di alienazione che Marx imputava alla società capitalista. Col termine "alienazione", infatti, Marx non si riferisce solo al fatto che il valore del lavoro non torna per intero al lavoratore, ma soprattutto al fatto che ciascun uomo viene apprezzato e ripagato esclusivamente per la capacità in cui eccelle. La specializzazione diventa così la sua tirannia, (...), perchè è la specializzazione che ci dà un riconoscimento e quindi un'identità sociale, oltre che una retribuzione che è poi la condizione per vivere. (...) gran parte della nostra infelicità dipende dal fatto che ci sentiamo sempre meno uomini e sempre più funzionari di apparati. (...). Penso che il proprio "equilibrio cognitivo", come Lei giustamente lo chiama, nella nostra società sempre più organizzata nella specializzazione del lavoro ciascuno lo possa trovare solo nel tempo libero, se appena evitiamo di consegnare anche questo tempo al ruolo del week end e delle ferie forzate."

C'è allora chi ancora usa la testa, si interroga, capisce, e perciò non vuole, non può allinearsi.
Chi rifiuta la logica dell'identificazione totale e alienante con il lavoro, e desidera mantenere integra, viva e pulsante una propria vita e una propria identità se non all'interno, almeno al di fuori degli spazi e dei tempi lavorativi. Che tendono a debordare, sconfinare, a divorare anche la privatezza, o comunque lasciano un margine mentale e concreto molto, troppo ristretto per realizzare felicemente un equilibrato sviluppo della propria personalità e vita intellettuale ed emotiva, delle proprie inclinazioni (che così risultano sacrificate non solo dentro, ma anche fuori dal luogo di lavoro), delle relazioni che scegliamo di coltivare in libertà e autonomia, a fronte di quelle (sempre troppe!) che subiamo nel contesto sociale e alle quali non possiamo sottrarci.
Conquistare il proprio "equilibrio cognitivo" diventa allora una sfida difficile, ma da accettare giorno per giorno per far sì che, spesso prigionieri della rete vischiosa di un sistema sociale e lavorativo corrotto e impazzito, si riesca tuttavia a rimanere liberi nella mente e nel cuore.

Laura

53A BIENNALE D'ARTE DI VENEZIA - SABATO NELLA SERENISSIMA REPUBBLICA


Sabato a Venezia, per una scorpacciata d'arte alla 53a Biennale.

Splendida giornata di sole, per nulla fredda; un piacere sia il tragitto in vaporetto dalla stazione a S. Marco, sia la camminata sul lungomare fino all'Arsenale, prima tappa della visita.
Il tema della Biennale quest'anno è Fare Mondi - Making Worlds.
Ossia da una parte indagare e riflettere ciriticamente sui mondi reali in cui attualmente viviamo, dall'altra ragionare su possibili mondi alternativi, all'insegna della carica utopica che l'arte DEVE sempre conservare e alimentare dentro se stessa.

All'Arsenale mi sono piaciuti soprattutto:

- l'installazione della neoconcretista brasiliana Lygia Pape, che accoglie i visitatori: sottili fili dorati che formano degli aerei parallelepipedi luccicanti nel buio, alti fino al soffitto
- il villaggio africano ricostruito dal camerunense Pascale Thayou, con capanne, feticci, ma anche donne che si danno a nuove attività di sopravvivenza e bambini che giocano intorno a fuochi non più primigenii ma moderni, e per questo simboleggiati da lampade di design occidentale


- l'opera dello svedese Jan Hafstrom: su tre pareti di una delle sale delle Corderie, grandi riproduzioni di figure e oggetti della modernità, dalla casalinga che asciuga i piatti all'esploratore, dalle armi ai vestiti, dalle monete ai simboli religiosi. Un gigantesco e anche un po' inquietante inventario del nostro universo visivo e mentale.


- la città immaginaria ricostruita in due dimensioni dal sudafricano Moshekwa Langa, utilizzando grosse spolette, macchinine, biglie, palle di gomma, ferri da calza e fili elettrici multicolori


- le stanze colorate del brasiliano Ildo Meireles
- gli specchi frantumati di Michelangelo Pistoletto


- gli utopistici progetti architettonici di Marjetica Potrc


- i due mappamondi proiettati in ambiente buio da Grazia Toderi: due mondi apparentemente fantastici, e invece molto reali in quanto trattasi di vedute notturne di varie città del mondo, illuminate da mille e mille luci nella notte
- le inquietanti bambole vodoo della dominicana Raquel Paiewonsky


- la parete ricoperta dalla coppia d'arte Bertozzi & Casoni con decine e decine di armadietti Primo Soccorso, contenenti statuine in ceramica che riproducono personaggi e temi della storia del mondo; anche quest'opera vuole essere una sorta di (inquieto) riassunto enciclopedico del nostro immaginario. Una delle pochissime opere che salverei dal nostro reazionarissimo padiglione Italia; per conto mio, un netto pollice verso per i curatori Beatrice e Buscaroli.




Nel pomeriggio siamo andati ai Giardini, a vedere i padiglioni nazionali.



Qui mi hanno colpito molto:

- la stanza con i lavori dei due austriaci Franzisca e Lois Weinberger, concentrati sul tema del rapporto con la natura



- la piscina con il cadavere dell'annegato, parte di una provocatoria installazione che ha unito quest'anno il padiglione danese e quello nordico

- i dipinti dell'egiziano Adel El Siwi, dialoganti con le grandi statue in treccia di palma del suo giovane connazionale Ahmad Askalany


- il padiglione greco, con le opere di Lucas Samaras: foto elaborate con complesse tecniche digitali e una grande installazione composta da un gioco di specchi.

- i meravigliosi dipinti di grandi dimensioni del geniale Miquel Barcelò, nel padiglione spagnolo


Nell'ex padiglione Italia, divenuto Palazzo permanente delle Esposizioni, le opere più belle per me sono:

- l'installazione di Georges Adéagbo, del Benin, che ha raccolto e assemblato oggetti dei Paesi occidentali
- le sfere coloratissime di Massimo Bartolini per la stanza destinata alle attività educative dei bambini

- i cartoons della svedese Nathalie Djurberg, vincitrice del Leone d'argento per il più promettente giovane artista: proiezioni del nostro più violento e morboso inconscio, in mezzo a una selva di minacciosi fiori tropicali riprodotti su scala gigante con cera e resine artificiali

- più di tutto, e forse in assoluto anche rispetto alle opere dell'Arsenale, il teatrino del tedesco Hans Peter Feldmann: un lungo tavolo su cui sono state poste delle piattaforme circolari rotanti, su cui poggiano decine e decine di oggetti del nostro quotidiano le cui ombre vengono proiettate su una parete, a creare un gioco di ombre cinesi continuamente mutante.

Terminata la nostra visita, ci siamo incamminati verso S. Marco, godendoci la magica vista serale della città e della piazza; poi in vaporetto siamo tornati alla stazione (rischiando di perdere l'ultimo treno per Milano!!!) e siamo rientrati nella grande metropoli.

... dimenticavo! FINALMENTE mi sono regalata una maschera veneziana; saranno kitsch, saranno cheap, MA A ME PIACCIONO UN CASINO!!!


Comunque non l'ho messa in bella mostra nel salotto di casa; sarà l'enigmatico nume tutelare della mia stanzetta.

Laura

9 ottobre 2009

AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH


...e intanto Obama prende il Nobel per la Pace.
Dio santo, che abisso...

Laura

8 ottobre 2009

IL BUON SILVIO CI METTE IN GUARDIA

"Gli italiani vedranno di che pasta sono fatto".
Come se in questi 15 anni non ce ne fossimo accorti!!!

P.S. quando imparerà a comportarsi da persona civile e per bene, soprattutto con le signore, sarà sempre troppo tardi. Ha ragione Giovanna Melandri: se secondo lui Rosy Bindi è più bella che intelligente, lui è senz'altro più alto che educato.

7 ottobre 2009

UN'INFORNATA DI CIALTRONI ITALICI


IN TESTA ALLA CLASSIFICA DI QUESTA SETTIMANA:
Patrizio Bianconi del PdL, di cui trovate notizie fresche fresche di questi giorni su http://roma.repubblica.it/dettaglio/metodo-bianconi-spunta-un%C2%B4altra-mail/1737849.
Se andate all'articolo di Repubblica qui sopra linkato, e poi vi soffermate sul messaggio augurale del Natale scorso ai suoi elettori, avete di che scompisciarvi.
Notevole anche l'appeal del personaggio. Ma chi è il suo consulente d'immagine??? A me pare un incrocio fra Mandrake, Placido Domingo (taglio del pizzetto) e Lucianone Pavarotti nelle versioni pesantemente truccate degli ultimi anni (sopracciglia), ma non manca una citazione del miglior cinema espressionista.

VECCHIE CONOSCENZE CHE TORNANO IN AZIONE:
il nostro buon Antonello ha esternato nel corso di uno dei suoi concerti, provocando un imbarazzante incidente diplomatico con la Regione Calabria. Beccatevi il resoconto dell'accaduto su http://www.repubblica.it/2009/10/sezioni/cronaca/venditti-calabria/venditti-calabria/venditti-calabria.html.

CIALTRONE DELLA TIVVU' (PURTROPPO CI SONO ANCHE LE DONNE...):
Siamo ancora qui a scandalizzare con i baci saffici (e fossero almeno veri...).
La testimonianza fotografica, da http://www.corriere.it/gallery/Spettacoli/vuoto.shtml?2009/10_Ottobre/alba/1&7, merita anche per l'impietosa inquadratura della coscia cellulitica della Parietti, che non riesce a contenere le forme ormai un po' mollicce dentro il sacchetto della monnezza in cui si è inguainata. E la Cabello... ma vogliamo parlarne di 'sta ragazza???

Laura

MEMORABILE GIORNATA!!!!!

Ore 18.10: dopo la fumata nera di ieri e un'altra mezza giornata di estenuante attesa, il verdetto della Consulta:

il Lodo Alfano è ILLEGITTIMO

E adesso ci guardiamo le facce nostre, eh Silvio? PAURA, VERO??? Niente più voglia di fare il giullare...

4 ottobre 2009

30.09.09 - 35 ANNI!!!

MAMMA MIA, COME SON VECCHIA!!!

...però, "mi porto" ancora benino...

REPORTAGE DALLA GERMANIA



















18-19-20 settembre:

Inaugurazione della personale di Cristiano alla galleria Artycon (http://www.artycon.de/) di Offenbach (Francoforte), nell'ambito della maratona d'arte e cultura Kunstansichten (Sguardi sull'arte) 2009.

Tre giorni di scambio di idee, amicizia, gran mangiate crucche... e naturalmente di arte e incontri molto, molto interessanti con tante persone sensibili, profonde, coraggiose nel loro portare avanti con passione e coerenza una vocazione che sentono irrinunciabile, e che si traduce anche in esempio commovente di integrità morale.
Un artista che ci ha particolarmente colpito, fra i diversi incontrati, è Johannes Kriesche (http://www.johannes-kriesche.de/), di cui abbiamo acquistato una piccola opera che è andata ad arricchire, dopo parecchio tempo, la nostra mini-collezione di arte contemporanea. Ma in territori più fertili di quelli della nostra triste madrepatria gli incontri interessanti non sono così rari e difficili da fare, per cui sono stati davvero tre giorni molto intensi.
Il sito del comune di Offenbach ha dedicato ampio spazio alla manifestazione, molto ben organizzata e gestita: http://www.offenbach.de/kunstansichten.
Inoltre è risultata molto ricca la rassegna stampa on line, italiana ed estera, sulla mostra di Cristiano, mentre i giornali locali a loro volta hanno dato risalto all'evento culturale nel suo insieme, davvero vissuto e partecipato con interesse dalla popolazione locale.
Che fantastica sensazione di armonia e consonanza di intenti!!! E che bella vacanza, con la possibilità di visitare un paio di volte anche Francoforte: splendida città di fiume sotto un caldissimo sole autunnale, piena di musei che abbiamo solo potuto "assaggiare", accontentandoci per questa volta del Museo di Arte applicata, ospitato per metà nell'ottocentesca Villa Metzler, e per il resto nei nuovi spazi minimali progettati da Richard Meier, in splendida, candida continuità con il villino in stile classicheggiante a cui si collega fisicamente tramite una luminosa passatoia coperta ma del tutto trasparente, circondata da un magnifico parco (www.airdolomiti.it/it/destinazioni/francoforte/francoforte_sponda_musei.aspx; http://www.angewandtekunst-frankfurt.de/).

Non si poteva affrontare meglio la nuova stagione lavorativa!

Laura