24 gennaio 2012

FEIS BUC

Sconvolgente.
E' la prima cosa che mi viene da dire a seguito del cinque minuti che mi ha preso ieri sera di andare a ravanare su Feis Buc, alimentando quell'insano voyeurismo dal quale mi tengo ben lontana da che esistono e impazzano i soscial netuorc(s).
A parte il fatto che l'interfaccia di Feis Buc mi pare esteticamente orrenda e assai poco funzionale, "intruppata" com'è di informazioni tutte appiccicate, scritte a caratteri minuscoli, e fra le quali a stento distingui quelle caricate dall'utente, quelle pubblicitarie, i contributi dei suoi "amici" (...) e visitatori...
Ecco, a parte questo - che comunque non è a mio avviso dato di secondaria importanza, ma che invece parla, e dice dell'assoluta indifferenza dell'utente medio del soscial netuorc per l'aspetto estetico e anche per la forma della comunicazione, e della sua esclusiva attenzione per i contenuti - sono rimasta, appunto, sconvolta dalla gente.
Ohmmmiodddio.
Ma sarebbero questi i soggetti con i quali ho condiviso il Paleolitico della mia esistenza?
Beh, se questi sono, è come non averli praticamente mai conosciuti.
E' come se avessi conosciuto delle altre persone.
Mi sono trovata al cospetto di vere e proprie mutazioni genetiche... di fronte alle quali, lo dico senza falsa modestia, io che mi faccio tante pippe sul tema dell'invecchiamento ci ho solo da stare allegra.
E a ben vedere, lo stesso Cristiano può brindare alla propria eccellente tenuta fisica, anche lui solitamente così critico e così portato a drammatizzare gli effetti del tempo sul proprio aspetto.
Mi ha colpito, infatti, soprattutto la débacle degli uomini: un'ecatombe di capelli sulla testa di gente che ricordo esibire folte chiome ribelli; fisici assurdamente scolpiti da massacri di palestra per contrastare l'avanzare impietoso della pancetta, con effetti che, ben lungi dall'esercitare un effetto erotico, mi suscitano un sentimento di pietas per le disastrose conseguenze della vanità maschile (si sa, ben più devastanti di quella femminile, pure a volte letale); o, in alternativa al modello palestrato, una resa totale al passare degli anni (e della birra, e delle scofanate degli italici pranzi domenicali), come se l'essere diventati padri di famiglia comportasse la fine della cura di se stessi, a favore dei figli-vampiro.
Arduo stabilire quale fra le due (fanatismo per il fitness o resa incondizionata) sia la strategia dalle "migliori" conseguenze estetiche.
Mi vien da fare anche un'altra considerazione: i più intelligenti sono anche quelli che tutto sommato si sono salvati sotto il profilo del "cosa aver fatto esteticamente di se stessi", vale a dire quale forma esteriore essersi dati nell'adultità. Viceversa i più cretini, specie se anche supponenti, hanno scelto le soluzioni peggiori. Come dire, alla scarsa intelligenza corrisponde sempre e ancora un ben scarso senso estetico, ma per contro una convinzione di se stessi che meno della metà basterebbe ai più intelligenti per spaccare il mondo. E invece, si sa, è solitamente inversamente proporzionale alle doti intellettuali.
Sotto questo profilo, ciò che eravamo allora siamo sostanzialmente rimasti.
Ma sotto molti altri, niente, veramente niente rimane di quei ragazzetti goffi e malvestiti (Madonna, che gusto, che "moda"!!!! Orrore puro!!!!) delle foto di classe nel chiostro del "Giuseppe Verdi". Non eravamo che alla preistoria delle nostre esistenze; niente era formato, niente era deciso. Tutta materia informe, per quanto tanti buongiorno senza dubbio si vedessero già dal mattino.
Ma dentro le vite di questa gente, cos'è successo VERAMENTE? Mistero. Assolutamente e totalmente celato dietro le foto sorridenti che tutti scelgono di pubblicare per mostrare esistenze piene, vitali, riuscite, serene. Esistenze stracolme di "amici", viaggi, sorprese, avventure, divertimenti. Tutte vite quasi da film, o comunque assai più intriganti di quelle reali, a partire proprio dal posticcio tourbillon di "amici".  
E' vero che io stessa, attraverso questo blog, ho deciso anni fa di vivere una vita pubblica, sociale, appunto, di crearmi uno spazio nella rete, e che spesso lo riempio di foto apparentemente felici. Però scrivo molto, e di tante cose; anche delle mie infelicità, dei miei dubbi, delle mie paure.
Tutte ombre che nelle pagine viste ieri sera paiono inesistenti, ma che tendo a considerare solo nascoste.
Non giudico, sia chiaro. Vivere una vita virtuale parallela a quella, spesso divenuta così difficile e faticosa, nel mondo reale, a me stessa è quasi parsa per un attimo in cui mi sono "distratta" una soluzione, una panacea, una via d'uscita, un conforto. E il risveglio, la presa di coscienza che così non è, è durissimo, se e quando avviene.
Quello che però mi sconcerta è che laddove io ho cercato profondità, questi su Feis Buc cercano invece il massimo dell'evanescenza, dell'inconsistenza, del disimpegno. Non si dicono niente, nonostante tanto scrivere. Guardano se stessi e gli altri non per capire chi sono stati, cosa sono diventati, cosa per loro conta e pesa, cosa no, cosa tengono e cosa buttano del passato. E nemmeno per attivare un confronto e/o uno scambio vero e costruttivo con gli altri. Ma per spiare, e forse anche poter trarre la conclusione che tutto sommato sono meno sfigati e meno infelici e meno falliti di tanti altri. Per rassicurarsi, insomma. Per guardare le loro gallerie di foto sorridenti e dirsi "Ma sì, dai, tutto considerato sono felice".
Eppure, secondo me, la differenza fra chi lo è davvero, come ad esempio quelli che mettono le foto in cui portano fra le braccia i figli appena nati, e chi fa finta, si vede.
La verità buca. Anche le barriere del virtuale.

Laura

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