26 maggio 2008

REVIVALMANIA








 





Leggo su La Repubblica on line di oggi che sta tornando più che mai di moda Hello Kitty, la famosissima gattina creata dai grafici giapponesi della Sanrio negli anni '80.
Effettivamente, da qualche tempo i gadgets made in Japan che ruotano intorno a questo fortunato personaggio (e non solo a questo: ci sono anche My Melody, Little Twin Stars, Sugarbunnies, Pandapple, la più recente, fortunatissima Pukka e molti altri), hanno di nuovo inondato il mercato. Ma forse, rivolgendosi oggi ad un pubblico di consumatori un po' diverso da quello di allora.
Mi accorgo infatti che, per esempio, a me Hello Kitty faceva impazzire allora, che avevo circa 10, 12 anni, ma mi piace moltissimo ancora adesso. Se il mio caso può forse essere un po' isolato e atipico, poichè non credo che a tante 33eenni piacciano ancora così tanto Hello Kitty e tutta l'estetica kitsch che le ruota intorno, è vero però che questo mondo tutto rosa e zuccheroso fa impazzire non solo e non tanto le bambine, quanto le adolescenti degli anni 2000, a conferma del fatto che si tratta di un'abilissima operazione di mercato, e anche di "ripiazzamento" di un prodotto già proposto, ma in un'epoca diversa e, allora, ad un pubblico infantile.
Questo riposizionamento del prodotto avviene in Occidente sulla scia dei Paesi orientali, nei quali i giovani di età compresa fra i 13 e i 20 anni circa vivono una fascinazione quasi ipnotica per le realtà dell'Occidente consumistico, e di pari passo uno scollamento sempre più forte ed evidente dalle tradizioni della loro cultura. Anche loro sono dei veri e propri divoratori di oggettistica Sanrio, ed è interessante rilevare che l'estetica e la grafica di questi oggetti NON è affatto di derivazione orientale, eccezion fatta per la parte scritta che mantiene i caratteri giapponesi, ma nell'elaborazione del personaggio guarda invece ad un gusto tutto occidentale del tenero, del cute, come direbbero gli inglesi; di ciò che risulta dolce e accattivante nella sua innocenza.
C'è un aspetto un po' inquietante nel passaggio di questi prodotti dalle mani dei piccoli consumatori a cui in origine erano rivolti a quelle degli adolescenti di oggi: si verifica una sorta di "slittamento", per cui questi personaggi dolci e innocenti si inseriscono nel contesto del tutto nuovo dell'abbigliamento sgargiante, provocatorio e aggressivo dei giovani teen occidentali, ma soprattutto dei loro eccentricissimi coetanei orientali. Nel caso delle ragazze giapponesi, poi, c'è anche un'implicazione volutamente erotica, un giocare con l'immagine della Lolita a metà strada fra innocenza e malizia, fra peluches e tacchi a spillo, con evidenti e abbastanza espliciti richiami anche alle girls dei manga erotici e porno.
Questi ragazzi orientali, a cui spesso ultimamente i magazines dedicano servizi ricchi di fotografie veramente folli, hanno una fantasia sfrenata e una straordinaria capacità di assemblare elementi di abbigliamento e accessori legati a mille tendenze. Inventano look coloratissimi, ricchi di elementi punk e pop, appunto anni '80, ma anche con molti richiami ai manga e agli anime, i fumetti e i cartoons nipponici, di cui riproducono le acconciature, bizzarre per foggia e colori flash, e imitano soprattutto le calzature: immensi stivali di vernice colorata, sandali di altezza vertiginosa, sabot fra i più eccentrici e impensabili.
Una vera esplosione di creatività provocatoria, graffiante, che vuole stupire e scandalizzare un sistema, come sempre i giovani tendono a fare esprimendosi in maniera anticonformista; eppure, contradditoriamente, anche una creatività che si esprime attraverso gli oggetti e gli accessori che quel sistema consumistico produce.
Laura

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