12 maggio 2012

UN SABATO COME TANTI ALTRI (TROPPI)

Bene, ed eccoci qua al fine settimana.
Si ripropone l'eterno quesito: si sta meglio durante la settimana stessa, quando si corre dentro la ruota come i criceti - immagine che ultimamente evoco spesso, in quanto mi pare la più aderente al nostro collettivo affannarci dei giorni feriali rincorrendo obbiettivi che mai saranno raggiunti - oppure quando ci si può fermare, scendere dal treno in corsa impazzito e...
Appunto.
E... cosa?
E... mettere a posto la spesa?
E... pulire casa?
E... vagare in Internet come un'anima in pena alla ricerca di stimoli virtuali, dato che sempre meno, sempre meno, sempre meno ne arrivano dal mondo reale?
E... scrivere mail segnalando i miei post su questo blog a un gruppo di "contatti" (mi fa sempre più sorridere amaro questo termine "contatti", esattamente come mi fanno sorridere gli "amici" di Facebook o le "cerchie" di Google+: contatti che non contattano, amici che non amicano, cerchie che non fanno cerchio. Nomi inventati per realtà inesistenti, laddove non siamo altro che sempre più, non spero ovviamente ma credo, monadi chiuse in una rassegnata accettazione di vite generalmente assai al di sotto delle proprie giovanili, colpevolmente ingenue aspettative e ambizioni); dicevo, scrivere mail a un sempre più selezionato e sparuto gruppo di contatti, dal quale ogni volta decido di togliere, piuttosto che aggiungere, qualche indirizzo, che tanto non mi risponderà mai e probabilmente nemmeno mi leggerà?
E... sentire che il tempo libero, piuttosto che apparirmi come una straordinaria risorsa da sfruttare in ogni minuto, in ogni secondo, mi appare come un vuoto pneumatico da attraversare, sperando che si esaurisca al più presto per tornare a correre dentro la ruota e così facendo non avere il tempo di pensare?
E... cercare di entrare nella testa degli altri (inutile tentativo), per capire se lo sentono anche loro che manca il senso, e fanno finta di niente oppure proprio non se ne accorgono?
E... non sapere delle due ipotesi quale preferire?
E... non sapere dove diavolo è finito il passato, che mentre si bruciava e non ne rimaneva che polvere non me ne sono accorta, e adesso mi pare di essermi persa tutto per strada, e di non avere né passato né futuro?
E... vedere che la gente figlia NONOSTANTE, e domandarsi se forse non sia in qualche modo una forma di risposta, o addirittura una forma di "saggezza della specie"?
E... sapere che scappare non è una soluzione, eppure desiderarlo sempre di più e non poterci fare niente?
E... andare tre giorni a Lione, che almeno vedo qualcosa di meglio che non la stazione di Sesto FS, i corridoi della metropolitana trasformati in suk dove la principale merce di scambio è la disperazione, i quartieri dei ricchi  che esisteranno in secula seculorum anche in mezzo alle peggiori crisi epocali, chiusi nel loro solipsistico vivere del possesso dei soldi anche se non necessariamente li spendono, ma li tengono lì e ciò basta a dar loro senso e soddisfazione?
E... pensare che aveva ragione Dietrich Bonhoeffer, artefice del fallito attentato a Hitler, quando elaborò la teoria del "problema degli stupidi", nella quale (come ben spiega Goffredo Fofi) si sostiene che:
1. contro il male è possibile protestare, ci si può compromettere, in caso di necessità è possibile opporsi con la forza ma contro la stupidità non abbiamo difese. Lo stupido è soddisfatto di sé e non ascolta argomentazioni, ma parlandogli ci si accorge che non si ha a che fare direttamente con lui personalmente, ma con slogan, motti ecc. da cui egli è dominato.     
2. dovremo rinunciare ad ogni tentativo di convincere lo stupido.   
3. inutile cercar di capire cosa pensi “il popolo” da parte di chi pensa e agisce in modo responsabile. Utile è cercar di fare quanto è possibile perché reimpari a pensare, ma a partire da cosa se non dall'esempio di pochi, dall’attenzione che i non-stupidi potranno avere per loro, purché, aggiungo, siano davvero non-stupidi? 
4. L’Italia è un paese di stupidi, di un’immensa maggioranza di stupidi di cui facciamo in qualche modo parte tutti, catturati dal binomio diventato indissolubile, che ci ha drogati e pervertiti: il consumo-e-consenso. 
E... pensare che non dovrei avere pensieri così cinici ma invece dovrei amare COMUNQUE il diverso e l'altro da me, e provare non rabbia ma compassione per la moltitudine degli stupidi, ma non è imponendomelo razionalmente che ci posso riuscire?
E... guardare fuori dalla finestra e vedere che tutto è immobile, e che su tutto si sta stendendo la cappa afosa ammorbante mortifera che fra poco comincerà ad assediarci come implacabilmente accade ormai ogni anno, come una pena di contrappasso, come un rabbioso assedio ai nostri corpi collettivamente colpevoli dell'ammaloramento di questo disgraziato pianeta; un assedio che intacca poi anche la mente e l'anima, che non si riesce più nemmeno a pensare e a sentire dal caldo che fa e vorresti abbandonarti al calore che confonde i contorni delle cose, che tutto porta alla decomposizione, sederti e aspettare che siano le cose e gli eventi a fare di te ciò che vogliono e sia quello che sia una buona volta, deporre le armi, arrenderti, ammettere la sconfitta, saper dire "Va bene, okay, ho perso, ho combattuto e ho perso, ma almeno posso dire di averci provato"?   
E... doversi accontentare, e detestare il fatto di doversi accontentare, e ancora di più che TI DICANO che ti devi accontentare (perché il doversi accontentare ti appare come un'ingiusta punizione per colpe che non hai), con insopportabili sermoni che non hai più voglia di ascoltare perché è passato il tempo che eri una brava bambina che ascoltava ed eseguiva?
E... sentirsi indietro, indietro, indietro, mentre gli altri, NONOSTANTE, vanno avanti (non fa niente dove)? E in certi momenti invidiarli DA MORIRE, DA MORIRE, DA MORIRE, e desiderare di morire e rinascere fatta come loro, senza gli occhi per vedere, senza l'anima per sentire, e così poter vivere una vita interiore decente, che alle volte ti pare di essere venuto al mondo solo per star male da cani? 
E... accorgersi (provando per questo terrore e raccapriccio) che per la maggioranza delle persone che ci circondano non provi NIENTE, ma NIENTE DI NIENTE? Non affetto, non partecipazione, non condivisione, non interesse, non trasporto, non comprensione? 
E... sapere che sicuramente stai sbagliando qualcosa, ma non trovare il bandolo della matassa, l'uscita di sicurezza, il montaliano varco nella rete? 

Amen.

Laura   

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