30 gennaio 2011

PARACULI RIVENDICATIVI

Il titolo di questo post potrebbe diventare il titolo di una nuova rubrichina del Roman, la gemella di quella dedicata ai cialtroni (che ho momentaneamente sospeso solo perchè a guardare le pagine dei giornali ci sarebbe di che intasarla).
Chi sono i paraculi rivendicativi? A ben vedere, forse, una sottocategoria degli stessi cialtroni italici. Sono gli innumerevoli figli di papà che, arrivati alla notorietà grazie al cognome, non si accontentano della posizione raggiunta ma chissà perchè (avanzo un'ipotesi: forse perchè hanno la coda di paglia?) sentono la necessità di sottolineare che no, loro non sono dei paraculi. Al successo, alla notorietà e ai soldi (in aggiunta a quelli di famiglia, dato che, come si sa, piove sempre sul bagnato) sono arrivati grazie al loro talento, a tanti sacrifici e a tanta fatica. E i loro papà e le loro mamme non li hanno per niente aiutati, anzi, li hanno spronati a fare da soli e a migliorare, darsi da fare, non accontentarsi mai, senza concedere loro alcuna soddisfazione, alcun complimento gratuito. Ma invece educandoli con grande severità all'esercizio dell' "arte".
Ora, a me pare che costoro perdano, raccontandoci tutti le stesse fandonie (non si mettono nemmeno d'accordo fra loro per introdurre qualche variante sul tema) anche quel minimo briciolo di dignità che avrebbero potuto conservarsi godendosi l'IMmeritato successo zitti zitti e buoni buoni. Ma in tempi come questi, contrassegnati da un'ondata montante di immorale arroganza del potere, che non trova più alcun argine a fargli resistenza, i pargoli paraculi non si accontentano di godere in silenzio della propria posizione di privilegio. E continuano a ciarlare del loro percorso verso il successo costellato di ostacoli, sofferenze, sconfitte brucianti, ma anche di vittoriosa perseveranza. E questo me li rende ancor più insopportabili.
Una che già sospettavo fosse in possesso dei requisiti IDEALI per essere citata come esempio della categoria, e che ora, dopo l'intervista rilasciata oggi a Repubblica (stendo un pietoso velo anche sulla scandalosa complicità dei giornali con questi potenti), si conferma ideale mascotte del gruppo, è sicuramente Jessica Einaudi, che dal nome si supporrebbe astro nascente del cinema porno. Invece si dà il caso sia la figlia del più inutile, insipido e inesistente "pianista" e "compositore" (AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!) che ammorba con la sua ingombrante presenza il panorama musicale italiano, e purtroppo anche estero, solo grazie al celebre cognome. Non essendoci sufficiente lui, ora ci tocca sorbirci la piccola di famiglia, ossia appunto la giovane e altrettanto inutile, insipida e inesistente figliola "cantante". Con il suo inutile, insipido e inesistente fidanzato musicista, con il quale forma il duo, tenetevi forte, La Blanche Alchimie; il tipico nome che fa tanto fico, tanto intellettuale, tanto eccentrico, tanto criptico. Peraltro, già qualche tempo fa Repubblica ci aveva propinato il servizietto leccaculo sulla coppietta radical-chic, naturalmente condito con l'immancabile contorno dedicato all'originalità della casa milanese dei due (lei testona di capelli crespi, che fa tanto neohippie-vintage, lui piedi scalzi, a suggerire l'intenso contatto con la dimensione naturale): "lo spazio dove inventano musica", altrimenti definito "la casa delle fughe", in quanto piena di "oggetti evocativi, strumenti di fughe mentali", di "suggestioni globali", e lo studio "blu Grecia, dove Jessica si rifugia per scrivere". Si rifugia da cosa? E soprattutto, per scrivere cosa? Misteri della fede, montature della stampa compiacente.
Vedendo il servizio fotografico, ho pensato alla nostra casa e alle nostre persone. Ai nostri talenti ignorati, alle nostre fatiche VERE, non posticce, alle nostre autentiche, brucianti delusioni. E mi sono incazzata come una bbbbestia.
Poi, però, ho pensato a me e a Cristiano immortalati come i due radical-chic: io con i capelli per aria (il potenziale ci sarebbe), lui con i pantaloni modello "ci ho l'acqua in casa" e il piede scalzo. E ho pensato che sembreremmo due deficienti. Esattamente come lo sembrano (o forse lo sono?) questi due, che invece vogliono farci apparire interessanti e particolari a tutti i costi. Perchè lei si chiama Einaudi, e se già suo padre non è per nulla interessante e particolare, ma si chiama Einaudi e quindi DEVE essere interessante e particolare, per lei deve valere la stessa regoletta. E così via per generazioni e generazioni.
Allora mi è venuto uno sbotto di ridere che non finiva più, e mi è passata l'incazzatura.
E' proprio vero che "una risata li seppellisce".

Laura

P.S. per chi volesse godersi per intero il servizio di Repubblica di qualche tempo fa, e anche per dimostrare che ciò che scrivo è documentato, ecco il link: http://milano.repubblica.it/cronaca/2010/09/18/news/jessica_einaudi_federico_albanese_nello_spazio_dove_inventano_musica-7208901/

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