21 giugno 2009

PENSIERI IN LIBERTA' NEL PRIMO GIORNO D'ESTATE

Ed eccoci qua... è arrivata anche l'estate 2009.
Inutile dire che un altro anno mi è passato come sabbia tra le dita, e mi par ieri che si era alla vigilia della partenza per l'America, che ancora non mi sembra vero di aver visto con i miei occhi.
Invece adesso siamo già qui che tra un mese la zia sarà bell'e che tornata a casa dalla sua triennale parentesi USA, un capitolo non da poco della sua vita, e noi, che invece siamo rimasti qui, ci apprestiamo a chiudere un'altra annata lavorativa che non ci ha certamente risparmiato fatica e preoccupazioni.
Ce la siamo cavata, navigando a vista con la nostra barchetta - forse modesta, ma resa solida dall'amore che ci portiamo reciprocamente e dall'affetto che ci circonda - in acque agitate, nelle quali abbiamo visto molti in difficoltà (a ben vedere, peggiori delle nostre). Anzi, per Cristiano ci sono stati dei significativi passi avanti e la conquista di qualche piccolissima certezza professionale in più.
Io ho affrontato un cammino interiore difficile, periglioso, ma necessario, e resto più che mai convinta della sua utilità. E sto cercando di affrontare l'intera mia vita all'insegna di nuovi punti di riferimento, nuove prospettive, nuovi spunti di riflessione, per imparare a leggere la realtà in un modo che mi permetta di fare mia una maggiore serenità d'animo.
Certo, resta sempre il grande interrogativo: la vita è tutta, e solo, una sfida per la sopravvivenza?
Dobbiamo necessariamente pagare questo prezzo di ansia, pressione, incertezza sul domani, adeguamento forzato a contesti e ritmi di vita che non condividiamo per principio, e rifiutiamo anche fisicamente perchè non li sentiamo sani e fisiologici?
No, senz'altro! Ma come, come trovare la propria cifra, la propria misura, la propria via, il proprio modus vivendi, il proprio squisitamente individuale compromesso (non morale, s'intende, ma esistenziale), se non ci si vuole spezzare?
Come andare nel mondo e vivere il difficile quotidiano del nostro tempo rispondendo al richieste che esso pone, ma nel contempo non rinnegando se stessi, e mantenendo intimamente viva la fiamma della consapevolezza, e soprattutto di una contestazione silenziosa ma intensa, creduta fino in fondo, e quindi a suo modo efficace per sè e anche fuori di sè, comportandosi nel sociale all'insegna dei propri modelli e dei propri valori, che certamente non vanno per la maggiore?
Sono quesiti difficili, che riemergono con forza e si impongono alla mia coscienza nei momenti in cui ci si può liberare del giogo del dovere, e del dover fare.
E comincio a capire che le risposte verranno cammin facendo, non a tavolino, non aprioristicamente, ma durante il cammino del vivere.

Laura

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