Ed eccoci nell'anno nuovo...
Ben ritrovati a tutti, e naturalmente auguri! Con la speranza che il 2010 ci porti un po' più di stabilità e tranquillità nel contesto sociale e politico locale e internazionale. Nel 2009 ne abbiamo viste, francamente, di tutti i colori...
E tuttavia, devo dire che i quattro giorni trascorsi in terra d'Ungheria mi hanno fornito consistente materia di riflessione, al di là dell'entusiasmo per la bellezza e lo scintillio della città, in alcune zone paragonabili alle meraviglie delle opulente capitali dell'Europa occidentale: Parigi, Londra, Vienna soprattutto, con la quale Budapest condivide stile e grandezza di chiara impronta asburgica.
E' proprio vero che uscire di tanto in tanto dal proprio guscio, dall'angustia della propria realtà quotidiana, dal proprio piccolo universo e dalle abitudini, apre la testa, ossigena il cervello, induce alla riflessione e anche ad uno sguardo più distaccato, e quindi più oggettivo, sul proprio orizzonte esistenziale.
Era la prima volta che mi trovavo immersa nel clima dell'Europa orientale (a parte l'assaggio di Berlino est), e dopo il ritorno mi sono trovata invasa da un insieme di sensazioni del tutto nuove.
Come si capisce che questa città è stata teatro di una storia importante!
Nell'antichità cuore di un Impero di genti fiere, crudeli, devotissime insieme.
Poi estrema propaggine occidentale dell'Impero ottomano, con la conseguente mescolanza di elementi culturali e artistici occidentali e orientali: hammam e mosaici, statue neoclassiche e arabeschi, altari barocchi e profumo di spezie.
Quindi, insieme a Vienna, fulcro dell'Impero austro-ungarico e della Mitteleuropa capace di esprimere altissime vette d'arte e cultura.
Successivamente testimone del crollo della vecchia Europa e della sofferta transazione alla modernità; nonchè scenario delle tragedie delle due guerre, soprattutto delle atrocità antisemite che condussero agli scempi nel ghetto, di cui giustamente si tramanda memoria per i posteri nel piccolo museo annesso alla locale sinagoga:
In tempi recenti terra dell'utopia social-comunista, fino alla degenerazione dell'esperimento in dittatura e repressione.
E infine, nell'attualità, terra di conquista dell'Occidente capitalista all'assalto dei Paesi dell'est, finalmente liberi dall'isolamento dopo la caduta del Muro, ma allo stesso tempo esposti senza alcuna schermatura politica, sociale, economica, psicologica, all'attrazione fatale per la mela avvelenata del lusso, del superfluo, dell'inutile, del folklore ad uso e consumo dei turisti (che, come ormai dovunque, si divide fra begli oggetti di gusto e autentiche curiosità e oggetti riprodotti in serie, magari in Cina):
La città è attraversata dall'immenso Danubio,
che divide Buda - la città neoclassica delle terme Gellert (bizzarro connubio di molli e ambigue atmosfere da bagno turco e decadente culto socialista del corpo e della prestanza fisica, finalmente alla portata dell'uomo comune),
delle ville di lusso, degli immensi giardini e dei parchi sulla collina, che domina la città con i suoi palazzi monumentali, le statue allegoriche e religiose -
da Pest - la città di rappresentanza, con il Parlamento gotico che ricorda Westminster, il Museo nazionale magiaro in severo stile neoclassico, la basilica di Santo Stefano, dorata fuori, cupa e dolente all'interno,
gli immensi viali paragonabili agli Champs Elysées, la Vaci Utca, via dello shopping e dell'opulenza post-comunista, con i suoi negozi di stramba paccottiglia sovietica, costumi tradizionali recuperati dalle vecchie case contadine, colbacchi, carabine, stellette e galloni ormai vuoti di significato,
le botteghe di antiquariato Art-Nouveau di un qualche pregio frammisto a esoticherie tipo Faccetta nera, bella abissina, piatti in cui si addensano fiori su fiori, servizi da the che paiono usciti da Le mille e una notte e sinuose abat-jours, vetri e ceramiche popolati di ninfe e signore dagli immensi cappelli, foglie e fiori nel più puro stile Liberty (che abbiamo ammirato anche al Museo delle Arti applicate, un vero luogo da fiaba!)...
E ancora, quartieri periferici che evocano le brutture e le miserie del regime, palazzoni tristi a breve distanza dall'ospedale intitolato al patrono re-santo Stefano, i nuovi quartieri già segnati dalla speculazione edilizia, che avanza travolgendo gli scheletri delle ultime fabbriche...
Esperienze diverse e particolari ci hanno accompagnato in questi quattro giorni anche nei momenti di ristoro (leggi: gozzoviglia!!!): abbiamo mangiato piatti ricchi di legumi e verdure speziate al self service turco, ma anche il più tipico gulasch ungherese, caloricissimi spezzatini di frattaglie, zuppe bollenti anti-gelo, vin brulè offerto nelle strade e nelle piazze, e persino... leccornie taiwanesi in un enorme ristorante frequentato dalla numerosa comunità orientale vicino al nostro ostello!!!
Quanta roba, quanta storia, quante enormi tragedie, quanti secoli ci sovrastano di cui ci dimentichiamo nel nostro piccolo vivere quotidiano!
E poi la gente...
Segnata, affaticata, e però dignitosa nella sua umiltà e nella semplicità spartana a cui l'ha abituata la severità del regime. E come appariamo noi per contrasto opulenti, abituati al tutto, al tanto, al troppo!
E allora in definitiva si tirano le somme, si pensa alla propria vita di tutti i giorni, e si pensa che in fondo sì, è vero, le difficoltà certo non mancano, ma sono a ben guardare compensate da molto, molto altro: dall'abbondanza di tutto, dagli affetti e dalle amicizie che, investendoci e lavorandoci su con santa pazienza e sul lungo periodo, cominciano finalmente a fiorire, dalle lucine del Natale, del mio albero e del presepe, che mi danno tepore e sotto i quali si sono accumulati i piccoli pensieri per tutti i nostri cari, e quest'anno anche per la nipotina che presto arriverà; dalle schitarrate dell'ultimo dell'anno intorno alle tavola piena di ogni bene di Dio e della luce delle candeline mangiafumo, dal luccichio dell'anellino d'argento con il cuore di brillantini che dopo undici anni di condivisione serrata di tutto Cristiano mi ha fatto portare da Babbo Natale, insieme a un paio di meravigliosi orecchini!
Ho tanto, ho tanto dalla vita...
Me lo devo ASSOLUTAMENTE ricordare. Questo è il compito che mi sono assegnata per l'anno nuovo; per recuperare una maggiore equità, una riconoscenza DOVUTA alla ricchezza della mia vita, a chi mi vuol bene, e anche a me stessa.
Laura
Ben ritrovati a tutti, e naturalmente auguri! Con la speranza che il 2010 ci porti un po' più di stabilità e tranquillità nel contesto sociale e politico locale e internazionale. Nel 2009 ne abbiamo viste, francamente, di tutti i colori...
E tuttavia, devo dire che i quattro giorni trascorsi in terra d'Ungheria mi hanno fornito consistente materia di riflessione, al di là dell'entusiasmo per la bellezza e lo scintillio della città, in alcune zone paragonabili alle meraviglie delle opulente capitali dell'Europa occidentale: Parigi, Londra, Vienna soprattutto, con la quale Budapest condivide stile e grandezza di chiara impronta asburgica.
E' proprio vero che uscire di tanto in tanto dal proprio guscio, dall'angustia della propria realtà quotidiana, dal proprio piccolo universo e dalle abitudini, apre la testa, ossigena il cervello, induce alla riflessione e anche ad uno sguardo più distaccato, e quindi più oggettivo, sul proprio orizzonte esistenziale.
Era la prima volta che mi trovavo immersa nel clima dell'Europa orientale (a parte l'assaggio di Berlino est), e dopo il ritorno mi sono trovata invasa da un insieme di sensazioni del tutto nuove.
Come si capisce che questa città è stata teatro di una storia importante!
Nell'antichità cuore di un Impero di genti fiere, crudeli, devotissime insieme.
Poi estrema propaggine occidentale dell'Impero ottomano, con la conseguente mescolanza di elementi culturali e artistici occidentali e orientali: hammam e mosaici, statue neoclassiche e arabeschi, altari barocchi e profumo di spezie.
Quindi, insieme a Vienna, fulcro dell'Impero austro-ungarico e della Mitteleuropa capace di esprimere altissime vette d'arte e cultura.
Successivamente testimone del crollo della vecchia Europa e della sofferta transazione alla modernità; nonchè scenario delle tragedie delle due guerre, soprattutto delle atrocità antisemite che condussero agli scempi nel ghetto, di cui giustamente si tramanda memoria per i posteri nel piccolo museo annesso alla locale sinagoga:
In tempi recenti terra dell'utopia social-comunista, fino alla degenerazione dell'esperimento in dittatura e repressione.
E infine, nell'attualità, terra di conquista dell'Occidente capitalista all'assalto dei Paesi dell'est, finalmente liberi dall'isolamento dopo la caduta del Muro, ma allo stesso tempo esposti senza alcuna schermatura politica, sociale, economica, psicologica, all'attrazione fatale per la mela avvelenata del lusso, del superfluo, dell'inutile, del folklore ad uso e consumo dei turisti (che, come ormai dovunque, si divide fra begli oggetti di gusto e autentiche curiosità e oggetti riprodotti in serie, magari in Cina):
La città è attraversata dall'immenso Danubio,
che divide Buda - la città neoclassica delle terme Gellert (bizzarro connubio di molli e ambigue atmosfere da bagno turco e decadente culto socialista del corpo e della prestanza fisica, finalmente alla portata dell'uomo comune),
delle ville di lusso, degli immensi giardini e dei parchi sulla collina, che domina la città con i suoi palazzi monumentali, le statue allegoriche e religiose -
da Pest - la città di rappresentanza, con il Parlamento gotico che ricorda Westminster, il Museo nazionale magiaro in severo stile neoclassico, la basilica di Santo Stefano, dorata fuori, cupa e dolente all'interno,
gli immensi viali paragonabili agli Champs Elysées, la Vaci Utca, via dello shopping e dell'opulenza post-comunista, con i suoi negozi di stramba paccottiglia sovietica, costumi tradizionali recuperati dalle vecchie case contadine, colbacchi, carabine, stellette e galloni ormai vuoti di significato,
le botteghe di antiquariato Art-Nouveau di un qualche pregio frammisto a esoticherie tipo Faccetta nera, bella abissina, piatti in cui si addensano fiori su fiori, servizi da the che paiono usciti da Le mille e una notte e sinuose abat-jours, vetri e ceramiche popolati di ninfe e signore dagli immensi cappelli, foglie e fiori nel più puro stile Liberty (che abbiamo ammirato anche al Museo delle Arti applicate, un vero luogo da fiaba!)...
E ancora, quartieri periferici che evocano le brutture e le miserie del regime, palazzoni tristi a breve distanza dall'ospedale intitolato al patrono re-santo Stefano, i nuovi quartieri già segnati dalla speculazione edilizia, che avanza travolgendo gli scheletri delle ultime fabbriche...
Esperienze diverse e particolari ci hanno accompagnato in questi quattro giorni anche nei momenti di ristoro (leggi: gozzoviglia!!!): abbiamo mangiato piatti ricchi di legumi e verdure speziate al self service turco, ma anche il più tipico gulasch ungherese, caloricissimi spezzatini di frattaglie, zuppe bollenti anti-gelo, vin brulè offerto nelle strade e nelle piazze, e persino... leccornie taiwanesi in un enorme ristorante frequentato dalla numerosa comunità orientale vicino al nostro ostello!!!
Quanta roba, quanta storia, quante enormi tragedie, quanti secoli ci sovrastano di cui ci dimentichiamo nel nostro piccolo vivere quotidiano!
E poi la gente...
Segnata, affaticata, e però dignitosa nella sua umiltà e nella semplicità spartana a cui l'ha abituata la severità del regime. E come appariamo noi per contrasto opulenti, abituati al tutto, al tanto, al troppo!
E allora in definitiva si tirano le somme, si pensa alla propria vita di tutti i giorni, e si pensa che in fondo sì, è vero, le difficoltà certo non mancano, ma sono a ben guardare compensate da molto, molto altro: dall'abbondanza di tutto, dagli affetti e dalle amicizie che, investendoci e lavorandoci su con santa pazienza e sul lungo periodo, cominciano finalmente a fiorire, dalle lucine del Natale, del mio albero e del presepe, che mi danno tepore e sotto i quali si sono accumulati i piccoli pensieri per tutti i nostri cari, e quest'anno anche per la nipotina che presto arriverà; dalle schitarrate dell'ultimo dell'anno intorno alle tavola piena di ogni bene di Dio e della luce delle candeline mangiafumo, dal luccichio dell'anellino d'argento con il cuore di brillantini che dopo undici anni di condivisione serrata di tutto Cristiano mi ha fatto portare da Babbo Natale, insieme a un paio di meravigliosi orecchini!
Ho tanto, ho tanto dalla vita...
Me lo devo ASSOLUTAMENTE ricordare. Questo è il compito che mi sono assegnata per l'anno nuovo; per recuperare una maggiore equità, una riconoscenza DOVUTA alla ricchezza della mia vita, a chi mi vuol bene, e anche a me stessa.
Laura
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