28 luglio 2009

DI TUTTO UN PO'

Mi sono dileguata per qualche giorno, presa fra mille cose; ma i pensieri per la testa, e la voglia di buttarli fuori, non mancano.
La quotidianità procede ormai per forza d'inerzia, e con stanchi ritmi da riserva sparata.
E però tocca ancora lavorare, e tanto. Quello che tutti gli anni di questi tempi constato, è che nella nostra follia collettiva non si conosce ormai più un momento di VERA requia. Una volta l'attività lavorativa rallentava progressivamente (almeno così mi risulta, dato che non ho avuto modo di verificarlo personalmente), e si andavano a chiudere le varie incombenze senza vivere la dead-line dell'ultimo giorno di lavoro pre-vacanze come una scadenza terrorizzante: quel che si faceva si faceva, per il resto arrivederci a settembre. E si staccava la spina con la coscienza tranquilla.
Oggi non più; dalla metà di giugno scatta la corsa folle alla programmazione fino a settembre/ottobre, e l'ansia del "chiudere": chiudere pagamenti, chiudere files, chiudere scadenziari, chiudere, chiudere, chiudere... per poi in effetti non chiudere realmente niente, tanto due settimane volano e in un attimo si è di nuovo in pista, a "riaprire" tutta la baracca.
Madonna mia, imporre un proprio ritmo un minimo fisiologico a questo treno in corsa, incapace di fermarsi, è veramente un'ardua impresa. Eppure è da fare, anche per mantenere calma e lucidità e dare veramente un senso riassuntivo a quel che si sta facendo, rispetto alla stagione lavorativa che va a chiudersi. Un momento di riflessione e bilancio ci vuole, cavolo! Altrimenti non si può mai ragionare sul vissuto, trarne degli spunti e degli insegnamenti, dei suggerimenti anche per la programmazione dell'attività futura... non so, starò dicendo delle corbellerie? Mi pare che la giusta alternanza di attività e riposo mantenga ancora un suo senso, a livello individuale come collettivo...
Nel frattempo, fra gli immancabili reportages su italiche chiappe e tette al vento un po' per ogni dove, sia sulle spiagge nostrane sia su quelle esotiche, va a chiudersi anche una stagione politica che, direi, non ha veramente uguali per l'alto profilo dei contenuti e delle implicazioni morali, credo nemmeno nella più scalcagnata repubblica posticcia del Continente nero.
E se tanto mi dà tanto, niente di meglio si profila per l'autunno. Per quanto riguarda la terrorizzante scadenza del congresso PD di ottobre, francamente mi scappa davvero la poesia, e faccio una gran fatica ad interessarmene e a pensare ancora che riguardi da vicino la mia vita, i miei ideali, i miei obbiettivi, i miei interessi individuali e collettivi.
Cosa ci attenda in questo Paese, e anche in generale, è un punto di domanda grosso così.
Non posso dire di stare male, altri momenti sono stati ben più duri, però sullo sfondo la sento, questa vaga inquietudine tenuta a bada, questa sensazione di indeterminatezza del domani, dalla quale occorre sottrarsi con la saggezza del procedere passettin passettino, giorno dopo giorno, costruendosi l'esistenza mattone dopo mattone senza guardare troppo avanti.
E nel frattempo si vive, il tempo scorre, ma le eco di tante vicende passate non si spengono tanto facilmente.
E' già la seconda volta, in queste ultime settimane, che sogno di nuovo persone e vicende degli anni di Conservatorio: volti e luoghi noti, il sagrato davanti alla chiesa della Passione, il chiostro con la grande robinia, la sala Puccini... e su tutto un'atmosfera di pianto, di immenso dolore, di lutto inconsolabile, sempre qualcuno che muore, e al risveglio un'angustia che fa riemergere tristezze e inquitudini che evidentemente ancora richiedono di essere attraversate, e solo così rimarginate.
Possibile che questo per me sia così difficile, e richieda così tanto tempo?
Eppure sì, sono convinta che resta un nucleo dolente sul quale ancora devo lavorare.
Ma il mio presente non manca di cose belle e amatissime: Cristiano, la nostra casa che mi pare un castello, la tenera compagnia del piccolo Ronnie, questo spazio per le mie parole e i miei pensieri in libertà, il progetto del Cerchio Azzurro e il lavoro per Incontro Italiano, che ha avuto bisogno di un po' di rodaggio ma ha anche portato le prime soddisfazioni. Tante piccole-grandi conquiste, materiali ma soprattutto interiori.
Non le avrei pensate così difficili, avendo contato ingenuamente su forze intellettuali che invece da sole non bastano sempre a dare un senso, a darci risposte, a segnarci la via.
Ho pensato che tutto fosse già scritto quando ancora c'erano solo pagine bianche, e ad oggi mi accorgo che queste pagine esistenziali si sono riempite di vicende ed esperienze che era molto difficile preventivare quando mi sembrava di avere capito dove portare la mia vita.
Il senso ultimo, poi, chissà mai se possiamo davvero comprenderlo, anche alla fine del cammino...
Chissà se l'hanno compreso i miei amatissimi nonni, che tanto hanno vissuto, sofferto, attraversato... e dai quali vorrei non dovermi separare mai...
A volte mi pare di non poter nemmeno sopravvivere senza questi punti di riferimento affettivi. Ma poi mi dico che quando sarà, bisognerà trovare la forza di continuare il cammino portandosi nel futuro tutto questo immenso patrimonio di bene, di presenza, di amore che mi proviene dal passato e dal presente.

Laura

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