Leggo in Internet questa incredibile notizia:
Lo strano caso di monsieur L.M., smemorato ma con falsi ricordi
Parigi, primo caso al mondo di "iperamnesia confabulatoria", una variante della sindrome di Korsakoff. L'uomo parla di episodi dettagliati della sua vita. Che però non sono mai accaduti.
Parigi, primo caso al mondo di "iperamnesia confabulatoria", una variante della sindrome di Korsakoff. L'uomo parla di episodi dettagliati della sua vita. Che però non sono mai accaduti.
Lo strano caso è stato descritto da Gianfranco Dalla Barba, da 20 anni in Francia presso l'Inserm Pavillon Claude Bernard Hopital de la Salpetriere di Parigi e da due anni docente presso l'università di Trieste, nonché medaglia d'oro alla sciabola alle Olimpiadi di Los Angeles nel 1984 e poi bronzo a Seul.
Secondo quanto riferito sulla rivista Cortex da Gianfranco Dalla Barba, il suo paziente, L.M., ex magazziniere presso una compagnia aerea, sostiene di ricordarsi esattamente quello che ha fatto un qualunque giorno di 20 anni fa, atteggiamento del tutto inconsueto perché normalmente alla domanda "cosa hai fatto il 13 marzo del 1986" tutti rispondiamo sempre "non lo so".
Il paziente non è assolutamente cosciente del proprio disturbo, ha spiegato Dalla Barba, e in più pretende di ricordare cose che né persone sane né persone con normali forme di amnesia confabulatoria come la sua dicono di ricordare. Si tratta di un caso unico, ha aggiunto lo scienziato, che però "porta ulteriore sostegno alla mia teoria che c'è indipendenza tra memoria e coscienza, dimostra che ricordare è uno stato di coscienza specifico, che io chiamo coscienza temporale, che può non aver niente a che fare con ciò che è accaduto in realtà".
(...)
Mentre il "normale" paziente amnesico resta sospeso in una dimensione atemporale, ha una perdita della coscienza temporale, L.M. ha coscienza temporale, ma coscienza di un passato, un presente ed un futuro irreali e per di più, a differenza dei normali confabulatori, li "ricorda" nei minimi dettagli.
Gli interrogativi che suscita un caso eccezionale di questo tipo sono veramente tanti, e di portata secondo me sconvolgente.
Si sa che del nostro cervello non conosciamo scientificamente che una minima parte, e che tanti sono i misteri che ancora lo avvolgono.
Ma di fronte ad un uomo che descrive nei più minuziosi dettagli realtà che non ha mai vissuto, cosa pensare? E' giusto considerarlo "malato"? Come stabilire la "normalità" e la "anormalità" rispetto al funzionamento di un organo di cui ancora così poco sappiamo?
Quale rapporto lega il nostro cervello e la nostra coscienza?
Cos'è, esattamente, questa "coscienza"? Dove risiede dentro di noi?
Perchè anche a tutti noi capita di vivere in sogno situazioni che poi ricordiamo e sappiamo ricostruire e ricordare talmente bene che ci sembra di averle realmente vissute?
Viviamo una sola vita, o davvero, come sostengono le dottrine indiane della reincarnazione, tante esistenze di cui conserviamo frammenti di memoria?
A volte i casi scientifici più estremi ci pongono veramente davanti al buio che avvolge la conoscenza che abbiamo di noi stessi.
E' un periodo, questo, in cui particolarmente mi soffermo su questi pensieri, che mi portano fuori dalla quotidianità, talvolta sollevandomi dalle preoccupazioni e dalle ansie che ad essa si legano, facendomi per un attimo dimenticare questa piccola dimensione del vivere di tutti i giorni, talvolta invece acuendole, perchè mi pare di non avere risposte sufficienti a condurmi nel pelago dell'esistenza, fatto di grandi questioni ma anche di tanti nodi e di tante scelte da compiere nel nostro vivere quotidiano.
A volte mi pare di essere stata più forte e decisa, più sicura di me quando ero più giovane.
Ma poi mi dico che in certi momenti di snodo della vita occorre anche avere il coraggio di destrutturare le proprie reali o presunte certezze, per costruire, senza rinnegarle, una personalità più matura e completa, con la quale affrontare ciò che sarà senza più avere uno sguardo perennemente rivolto con rimpianto al passato.
La pacificazione con la propria storia e con se stessi, di se stessi accettando anche gli obbiettivi non raggiunti, le sconfitte, i limiti, gli errori, è ciò che realmente ci traghetta dal passato al presente e al futuro, ad una adultità non solo anagrafica ma pienamente vissuta.
Laura
Nessun commento:
Posta un commento