31 dicembre 2009
17 dicembre 2009
UN NATALE UN PO' COSI'

BUON NATALE, con Berlusconi saldo in sella
BUON NATALE, con il PD sempre più evanescente
BUON NATALE, con il lavoro che non c'è
BUON NATALE, con la scuola di Maria Star
BUON NATALE, con l'impazzimento pre-natalizio negli uffici, gli omaggi aziendali, gli auguri preconfezionati
BUON NATALE, con le polveri sottili
BUON NATALE, con le lagne perchè quest'anno con la crisi non si può gozzovigliare
BUON NATALE, con gli accordi-farsa sul clima
BUON NATALE, con il cine-panettone (che diventa da oggi "film d'essai")
BUON NATALE, con i pestaggi in carcere
BUON NATALE, con le assoluzioni per insufficienza di prove
BUON NATALE, con lo scudo fiscale che ci riporta a casa i soldi sporchi
BUON NATALE, con i pentiti che si pentono, poi no, poi sì, poi no, poi forse, poi non so
BUON NATALE, con Castelli che dice a Saviano "ma va' a ciapà i ratt"
BUON NATALE, con l'insegna di Auschwitz sparita
BUON NATALE, con Bocelli vestito da gelataio osannato come un Padreterno per il cd delle canzoni di Natale, e tutta la folta schiera dei nuovi dei del pianoforte: Cesare Picco, Ludovico Einaudi, Giovanni Allevi ecc.
BUON NATALE, con Sanremo che già incombe (e quest'anno ci porta Emanuele Filiberto di Savoia e Pupo)
BUON NATALE, con la disperazione, la frustrazione, la mancanza di alternative, lo scoramento, la fatica, la stanchezza, i sogni e desideri ancora nel cassetto, la povertà di idee, la mancanza totale di fantasia, la banalità e il semplicismo trionfanti in trono, l'impoverimento delle menti e dei cuori, i cellulari che squillano incessantemente, i bambini ariani della pubblicità del pandoro Bauli che tutti i benedetti anni cantano "A Natale si può fare di più", le pubblicità che suggeriscono di regalare/rsi le chiavette Internet e gli abbonamenti a SKY TV...

2 dicembre 2009
UN PREMIER SULL'ORLO DEL PRECIPIZIO (E DI UNA PESANTE CRISI DI NERVI)

30 novembre 2009
27 novembre 2009
...MENTRE INVECE QUI, NELLA GRANDE METROPOLI DEL NORD...

Da City di oggi 27.11:
"Albero di Natale da record in piazza Duomo"
Centomila lampadine a basso consumo e diecimila fiori bianchi addobberanno quest'anno l'albero di Natale di piazza Duomo.
Un abete da record, alto 50 metri e largo 15: il doppio rispetto a qello del Rockfeller Center di New York, ben 20 metri più alto di quello di piazza San Pietro a Roma.
Tre quesiti:
...ma perchè non riusciamo ad affrancarci da questo senso di inferiorità rispetto a quel che fanno all'estero, e soprattutto gli americani?
...perchè non capiamo che non è una semplice questione di misure?
...perchè buttiamo nel cesso tutti i soldi che occorreranno per allestire questo catafalco, proprio in un momento di grave crisi? Sottolineando, per lavarci la coscienza e anche sentirci tanto ecologici e quindi al passo coi tempi, che le lampadine saranno a basso consumo?
E colgo l'occasione per dare il giusto risalto anche a un'altra brillante iniziativa del nostro Comune: l'Ambrogino d'Oro a...
MARINA BERLUSCONI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Quando si dice "un riconoscimento MERITATO"...
Laura
26 novembre 2009
CIALTRONI ITALICI - CATEGORIA "DRAMMATICAMENTE PRIVI DEL SENSO DEL PUDORE"

- Lucio Stanca
"Il mio doppio stipendio? Rispondo al Pdl, non a Repubblica"
La replica dell'amministratore delegato alla domanda della nostra cronista sul suo doppio mandato di manager e parlamentare. E ancora, a proposito delle sua assenze alla Camera: "Certo che sprecate molta carta, eh?"
Quel doppio incarico (e stipendio) non è mai stato un problema per Lucio Stanca. Ma nonostante il voto della giunta per le elezioni di Montecitorio che, lo scorso ottobre, ha deciso che la carica di parlamentare e quella di amministratore e vicepresidente di Expo possono convivere, non si placano le polemiche. Soprattutto dopo la pubblicazione sulle pagine di Repubblica delle sue presenze alle votazioni della Camera crollate da quando, lo scorso aprile, Stanca ha preso il comando della locomotiva del 2015. Per quei dati, dice il manager, «devo rispondere agli elettori del Pdl e al gruppo del Pdl, non certo a Repubblica».
Da Repubblica.it
- Gianfranco Rotondi
Intervistato dalla tv web KlausCondicio
Rotondi: «Pausa pranzo, danno per tutti»
Il ministro per l'Attuazione del programma di governo: «Non mi piace questa ritualità che blocca tutta l'Italia»
MILANO - «La pausa pranzo è un danno per il lavoro, ma anche per l'armonia della giornata. Non mi è mai piaciuta questa ritualità che blocca tutta l'Italia». A sostenerlo è Gianfranco Rotondi, ministro per l'attuazione del programma di governo. Certo, aggiunge nel corso di un'intervista al programma web KlausCondicio, «non possiamo imporre ai lavoratori quando mangiare, ma ho scoperto che le ore più produttive sono proprio quelle in cui ci si accinge a pranzare. Chiunque svolga un'attività in modo autonomo, abolirebbe la pausa pranzo».
Da Corriere.it
- Anonimo padano
24 novembre 2009
GIA' CENT'ANNI FA QUALCUNO SCRIVEVA CHE...

(...) Perchè tutto quello che è necessario alla produzione: la terra, le miniere, le vie di comunicazione, il nutrimento, il rifugio, l'educazione, il sapere, tutto è stato accaparrato da alcuni nel corso di questa lunga storia di saccheggio, di esodi, di guerre, di ignoranze e di oppressione che l'umanità ha vissuto prima di aver appreso a domare le forze della Natura. Perchè, avvalendosi del preteso diritto acquisito nel passato, si appropriano oggi dei due terzi dei prodotti del lavoro umano che essi abbandonano allo sperpero più insensato, più scandaloso; perchè, avendo ridotto le masse a non aver di che vivere un mese o anche otto giorni, non permettono all'uomo di lavorare se questo non permette loro di prelevare la parte maggiore; perchè gli impediscono di produrre ciò di cui ha bisogno e lo forzano a produrre non ciò che sarà necessario agli altri, ma ciò che promette i più grandi benefici per l'accaparratore.
(...) Noi gridiamo contro il barone feudale che non permetteva al coltivatore di toccare la terra, a meno che non lasciasse un quarto della sua messe. Chiamiamo quell'epoca barbara. Ma se le forme sono cambiate le relazioni sono rimaste le stesse. E il lavoratore accetta, sotto la denominazione di libero contratto, le obbligazioni feudali, perchè da nessuna altra parte troverebbe migliori condizioni.
(...) L'impresa non si mosse molto per i bisogni della società: il suo unico fine è di aumentare i benefici dell'imprenditore. Qua e là fluttuazioni continue dell'industria, crisi di stato croniche, ognuna di queste getta sul lastrico lavoratori a centinaia di migliaia.
L'industria, non potendo gli operai acquistare con i loro salari le ricchezze che hanno prodotto, cerca mercati al di fuori, fra gli accaparratori delle altre nazioni. In Oriente, in Africa, non importa dove, in Egitto, Tonchino, Congo, l'Europa in queste condizioni deve accrescere il numero dei suoi servi. Ma dappertutto trova concorrenti evolvendosi tutte le nazioni nello stesso senso. E le guerre - la guerra permanente - devono scoppiare per il diritto di primeggiare sui mercati.
(...) Ecco il segreto della ricchezza: trovare coloro che vanno a piedi nudi, pagarli tre franchi e farne produrre a loro dieci. Aumentare in seguito con qualche grande colpo grazie al concorso dello Stato."
Petr Kropotkin
La conquista del pane
Edizioni della Rivista Anarchismo
Prima edizione: 1913!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Siamo nel 2009. E' passato quasi un secolo. A voi pare che siamo andati molto avanti?
A me no.
21 novembre 2009
MA VE LA DOVETE BECCARE!!!


http://www.youtube.com/watch?v=xNAAgUZfbAk&feature=related
Laura
...EPPURE LETIZIA E' SEMPRE PIENA DI... LETIZIA

Laura
20 novembre 2009
CACOFONIE - SOTTOTITOLO: LA METRO DELLE 8.30 DEL MATTINO

...e io, che cerco di leggere per sfruttare un po' quella mezz'ora, quaranta minuti di viaggio che ancora mi separa dalla giornata di lavoro, devo rassegnarmi a chiudere il libro.
Si stava così bene senza cellulari nel metrò...
Laura
JOHNNY...

Ma io te lo dico lo stesso...



Javier Marias
Domani nella battaglia pensa a me
Einaudi
18 novembre 2009
HO FATTO UNA PENSATA

- Peppino Impastato, giornalista e fondatore di Radio Aut, che per la sua denuncia delle (ATTUALISSIME!!!) collusioni fra potere politico e mafia venne da questa barbaramente assassinato fra l'8 e il 9 maggio 1978, negli stessi giorni in cui in via Caetani a Roma veniva ritrovato il corpo senza vita di Aldo Moro.

- Walter Tobagi, giornalista, studioso di storia italiana moderna e contemporanea e di sindacalismo, ucciso nel maggio 1980, a soli 33 anni, in un agguato di un commando terroristico di estrema sinistra, composto da figli di famiglie della borghesia milanese. Due membri del commando in particolare appartenevano all'ambiente giornalistico: Marco Barbone, figlio di Donato Barbone, dirigente editoriale della casa editrice Sansoni (di proprietà del gruppo RCS), e Paolo Morandini, figlio del critico cinematografico del quotidiano Il Giorno Morando Morandini.
La figlia Benedetta, che ha seguito le orme paterne dedicandosi al giornalismo, ha scritto un libro dedicato al padre, Come mi batte forte il tuo cuore, e in questi giorni è stata invitata a vedere il film in uscita nei cinema sulle vicende dei terroristi di Prima Linea, e a scrivere un suo commento, pubblicato su Repubblica. Commento che ho letto e ho trovato molto interessante, attento, ben scritto, confermandomi nell'idea che Benedetta Tobagi sia una ragazza molto in gamba, e che abbia saputo fare propria la lezione di vita e di valori, la curiosità intellettuale e la profondità che dovettero senz'altro contraddistinguere suo padre.
Nella targa che oggi a Milano, nel luogo dell'agguato in via Salaino/via Solari, ricorda Tobagi, è riportato un passo di una lettera che scrisse nel dicembre del 1978 alla moglie:
"(...) al lavoro affannoso di questi mesi va data una ragione, che io avverto molto forte: è la ragione di una persona che si sente intellettualmente onesta, libera e indipendente e cerca di capire perché si è arrivati a questo punto di lacerazione sociale, di disprezzo dei valori umani (...) per contribuire a quella ricerca ideologica che mi pare preliminare per qualsiasi mutamento, miglioramento nei comportamenti collettivi".

- e passando all'oggi, ma rimanendo su questa medesima linea (la volontà di capire e spiegare, per poi poter anche cambiare), una citazione d'obbligo va a Roberto Saviano, sul quale non credo ci sia bisogno di fornire informazioni.
Laura
17 novembre 2009
CIALTRONI ITALICI ALL'ASSALTO DELLA MUSICA

http://www.repubblica.it/2009/11/sezioni/spettacoli_e_cultura/pianista-contrario/pianista-contrario/pianista-contrario.html
http://www.youtube.com/watch?v=jKSFKa-rP4g
Laura
15 novembre 2009
PER LA SERIE "BRILLANTI DICHIARAZIONI"
"Pronti a sciopero generale sul fisco". Nel corteo anche Idv, Pd e studenti universitari
Cgil torna in piazza a Roma
Epifani: "Licenziamenti a valanga"
Bersani: "Serve una svolta nella politica economica, persi 18 mesi preziosissimi"
...e il ministro del lavoro cosa dice?

14 novembre 2009
MA C'E' SEMPRE UN MOTIVO PER TIRARSI SU IL MORALE...

Ma sapete il bello qual è? Che non lo si dice a proposito di società, relazioni interpersonali, lavoro, mutamenti globali, in una rubrica o in un articolo sociologico.
No!
Lo si dice nella rubrica dedicata... AI NUOVI PRODOTTI PER CAPELLI!!! Cioè, stiamo parlando di shampoo, balsamo, creme ristrutturanti.
No, dico, ma rendiamoci conto del livello. Ma chi cazzo le scrive 'ste stronzate galattiche? E sono pure pagati!
Roba da pazzi...
Ma andate a casa, ma vergognatevi!
Laura
13 novembre 2009
SANTE PAROLE DALLA CARTA STAMPATA

ORA MI DOMANDO SE E' VALSA LA PENA STUDIARE
(...) Nella vita sciatta di tutti i giorni, noto con triste ripetizione lo sbandieramento quasi sfrontato (e a tratti cafone) di inutili trofei, ma non sarebbe più bello se tutti noi potessimo mostrare tanti amici come tratto distintivo di vera ricchezza?
10 novembre 2009
MI SA CHE QUALCUNO FRA VOI DIVENTA RICCO...

Lo afferma Luca Petrucci, l'avvocato che assiste l'ex conduttore di Mi manda Raitre
Piero Marrazzo tornerà a fare il giornalista in Rai nel 2010
«La sua carriera politica è finita, ma ha diritto a riavere quel posto di lavoro che aveva lasciato temporaneamente»
(Ma la telenovela continua...)
9 novembre 2009
PROFEZIE

Non sarà passata una settimana da che, commentando con Cristiano il caso Marrazzo, avevo vaticinato che presto o tardi, passata la bufera, sarebbe saltato fuori per il nostro eroe un posticino in RAI; magari dietro le quinte, per evitargli l'imbarazzo di metterci la faccia, ma sempre di un certo prestigio, e più che ben retribuito.
Lo devo confessare, mi aveva quasi indotto a considerarlo con un po' di compassione: "Ma poveretto, in fondo è finito in questa storia perchè si vede che non era in grado di reggere le porcherie della carriera politica e del potere, è uno finito, ma pensa la devastazione della vergogna, si deve ricostruire una vita, anche i rapporti con la moglie, con la famiglia" ecc. ecc.
Ebbene, spero che la notiziola buttata lì oggi da Corriere.it: "Marrazzo verso il ritorno alla Rai -
Imbarazzo a Viale Mazzini: ha diritto a un posto da conduttore", venga presto seguita da un "Grazie, ma preferisco di no" del nostro amico.
Lo spero con tutto il cuore, ma perchè qualcosa mi dice che non sarà così, e che tempo qualche settimana, massimo qualche mese, Marrazzo sarà di nuovo in onda, in forma smagliante e con aria gagliarda e tirata a lucido, alla guida di qualche nuova trasmissione monnezza, che registrerà da subito ascolti da record proprio in virtù del fatto di essere condotta da "quello che se la faceva con i tranvoni"?
Quanto vorrei sbagliarmi! Quanto vorrei poter riconoscere un barlume di buon senso e dignità in quest'uomo, e quindi potergli anche accordare volentieri un po' di compassione!
Appuntamento su questo blog per sapere come andrà a finire.
Laura
P.S. Visto che ultimamente, con l'aria che tira, vanno molto di moda lotterie e giochini vari, si accettano scommesse.
8 novembre 2009
NUOVI FILM, NUOVI LIBRI, NUOVA MUSICA: DIAMOCI DEGLI STIMOLI


Venerdì ho visto Julie & Julia, con la solita eccezionale Meryl Streep. Una commediola molto carina, ben recitata non solo da lei ma da tutti e molto curata nei dettagli; e non un film solo d'evasione, ma anche sulle difficoltà della vita, diverse per due donne appartenenti a epoche differenti, ma per entrambe difficoltà non da poco.
Facile per me identificarmi con la giovane newyorkese Julie. Felicemente sposata con un giornalista, con il quale avvia l'avventura del matrimonio in un appartamentino bohemienne stipato di carabattole sopra una sfigatissima pizzeria negli sfigati Queens, Julie si arrabatta fra i telefoni di un orrido call center e le vecchie amiche, che nel frattempo sono diventate delle insopportabili carrieriste, e non smette di sognare il successo come scrittrice.
Alla sera e nei fine settimana affoga i suoi dispiaceri... nelle creme e nei sughi: si diletta infatti di cucina, ed è un'ammiratrice sfegatata di una insuperabile cuoca che fra gli anni '50 e '60 ha realmente spopolato in America con il suo libro di ricette e le sue lezioni di cucina in televisione: Julia Child (che vi mostro qui sopra in un fotogramma tratto dalle sue apparizioni televisive).
La via d'uscita rispetto alle frustrazioni quotidiane diventa per Julie il suggerimento del suo adorabile e partecipe marito: perchè non dare vita a un blog nel quale, per un anno, proporre ogni giorno una ricetta dal libro di Julia Child, dalla stessa Julie preparata?
E così parte la sfida, che naturalmente è soprattutto sfida con se stessa e difficile battaglia contro le avversità del mondo esterno e anche contro le proprie insicurezze, nate dall'impossibilità di coltivare nella sfera professionale le proprie prerogative e capacità. E che diventa anche confronto a distanza (il sogno di un incontro ravvicinato non si avvererà) con Julia, più la Julia immaginata che quella reale, ma forse in fondo, come giustamente dice il marito di Julie, quella per lei più importante. Insomma, un film carino e rilassante, non privo però di spunti di riflessione e di una sua semplice, ma giusta morale.


Depp e tutti gli altri sono bravi, sulle ricostruzioni e la fotografia niente da dire, ovviamente le scene d'azione, rapine e inseguimenti, sono pressochè perfette. Ma il film si ferma, rispetto ai suoi più ambiziosi obbiettivi, a metà del guado, non approfondendo a sufficienza gli spunti psicologici e anche gli aspetti sociologici della vicenda di Dillinger, spunti e aspetti che si limita a suggerire.
...comunque, prendere prende, sono due ore con il fiato sospeso. E POI JOHNNY E' TANTO, TANTO BELLO, E TANTO, TANTO SEXY!!!

L'album è accompagnato da un forte battage pubblicitario, anche perchè ben si adatta alle festività natalizie alle porte, essendo una ripresa molto fine e originale di antiche ballate popolari dell'Inghilterra del nord sul tema dell'inverno.
Secondo me è fatto molto bene, considerando che l'impresa era di quelle particolarmente ardue e ambiziose; avventurarsi sul terreno della musica antica e popolare collaborando con musicisti abituati a muoversi in quell'ambito, venendo dal rock e dal pop, non è mai infatti un'operazione da affrontare a cuor leggero. Ma la curiosità intellettuale, l'intelligenza e la musicalità di Sting l'hanno fatto cadere in piedi. Forse l'intero album, ascoltato di seguito, è appena appena noiosetto; ma è l'unico piccolo limite di questo lavoro. La finezza e il buon gusto delle scelte negli arrangiamenti e la contaminazione con il jazz sono invece i suoi punti di forza, e garantiscono una qualità che non scende mai sotto un certo livello.

- La storia di un matrimonio, di Andrew Sean Greer, di cui leggo su http://nuke.ilsottoscritto.it/Default.aspx?tabid=1045: "(...) è una sorta di giallo epistemologico che indaga il difficile cammino conoscitivo di se stessi e dell’altro da sé . “Crediamo tutti di conoscere la persona che amiamo” è la frase di apertura del romanzo e quella che più spesso ricorre, a mo’ di refrain, nel corso del suo svolgimento. A pronunciarla è Pearl, la moglie devota di Holland Cook, che, divenuta ormai nonna, ricostruisce il suo passato nel tentativo di capire il suo singolare legame con il marito. (...)".
- Nè giusto nè sbagliato, di Paul Collins, che affronta il tema dell'autismo (http://www.unilibro.it/find_buy/Scheda/libreria/autore-paul_collins/sku-12087789/ne_giusto_ne_sbagliato_.htm)
- Nella penombra, di Juan Benet: "Due donne, una anziana e una giovane, zia e nipote, siedono nella penombra di uno studio spazioso, e parlano. Di che cosa? Di un messaggero che dovrebbe arrivare, del suo messaggio che dovrebbe chiudere una ferita aperta molto tempo prima." (da http://www.bol.it/libri/Nella-penombra/Juan-Benet/ea978884590838/).
- Ritorno a casa, di Natasha Radojcic-Kane: "Halid ha molti conti in sospeso. Dalle trincee di Sarajevo è tornato con una reputazione da eroe, un incubo ricorrente e parecchio denaro di origine poco chiara. Per sbarazzarsi della prima gli basterà una partita di caccia con due amici d'infanzia, finita sparando con armi da guerra agli unici animali sopravvissuti nei boschi intorno al villaggio, i gufi. Per non vedere più quella ragazza cadere al rallentatore, colpita a morte, sarà forse sufficiente smettere di dormire. Ma liberarsi del denaro, o moltiplicarlo - ed è il denaro con cui Halid vorrebbe riscattare il suo amore di un tempo, ora ostaggio di una donna e di una storia crudele - risulta più difficile." (da http://www.nonleggere.it/default.asp?content=%2Fesordienti%2Fblu4%2Fnatasha%5Fradojcic%2Dkane%5Ftesto%2Fschedatesto%2Easp).
Ho invece iniziato da pochi giorni un altro Adelphi che dalle prime pagine sembra molto bello: Il giorno del giudizio, di Salvatore Satta: "Salvatore Satta (Nuoro 1902, Roma 1975) è uno di quegli scrittori, quasi estinti al giorno d’oggi, caratterizzati dallo spirito e dallo stile di chi non ha in animo di scrivere nell’ottica della produzione e del mercato. La prima conferma ci viene, in questo senso, da La veranda, romanzo scritto a soli 25 anni, valutato da Marino Moretti una controparte italiana a La montagna incantata di Thomas Mann, e che allora non arrivò al pubblico in quanto non ritenuto in grado di accoglierlo. Il romanzo venne pubblicato solo nel 1981, da Adelphi; dopo il De profundis, stampato nel 1948, e Il giorno del giudizio, 1977. Scrivere non è il mio mestiere, confessa lo scrittore. Non lo è in alcun modo. E infatti: «Scrivo queste pagine che nessuno leggerà, perché spero di avere tanta lucidità da distruggerle prima della mia morte». E allora perché scrivere un libro? Per Satta era come chiedersi: e allora perché vivere? Non si vive, né si scrive, in funzione di un dopo, di un obiettivo. Ma questo significa volare sopra gli uomini, non essere contaminati dalle umane debolezze. E Satta non lo era, almeno non voleva esserlo. Diffidava ormai anche delle leggi, delle quali era esperto, di tutte quelle leggi nelle quali credono ancora i vivi." (da http://www.italialibri.net/opere/giornodelgiudizio.html).
Laura
5 novembre 2009
1 novembre 2009
RICORDATEVI DI ME E SEGUITEMI CON LO SGUARDO

Sono andata a vedere la nonna Antonietta, la nonna "vera" mai conosciuta, la nonna Lina, per me la nonna "comunque", il nonno Michele.
Ho sentito veramente il bisogno di questo contatto, perchè a volte mi pare che in questa perdita del centro e del senso delle cose, di un'identità precisa, in questa follia collettiva, sia più che mai necessario, essenziale direi, ricordarsi da dove si viene.
Leggere "Avello Antonia in Montingelli" e "Montingelli Michele", vedere la foto della nonna Lina, con quel suo sguardo così volitivo, così deciso, così fiero e penetrante, mi ha dato un senso di appartenenza. Ho chiesto a tutti di guardarmi e di aiutarmi, loro che sono stati a suo tempo così forti, così coraggiosi, così capaci di superare enormi, tragiche avversità.
Io credo che mi guardino da qualche parte, mi vedano, soprattutto quando mi sbatto e faccio fatica, e anche loro si ricordino di me, di tutti noi.
Anche la mia cara nonna mai conosciuta, così presto andata via, così somigliante eppure diversa dalla sorella che seppe poi fare da madre ai suoi figli: Antonia così dolce e un po' sognante, Angiola invece quasi altera, la camicia bianca perfetta e la giacca tagliata su misura a dimostrare, a rivendicare che dalla miseria si deve, si può uscire con la forza di volontà, con la voglia di riscatto, con l'orgoglio dell'intelligenza, per riconquistarsi la propria dignità. Così determinata, ferma, severa ma, ne sono certa, donna di assoluta sensibilità inespressa, che proprio perchè soffocata si ritorse alla fine contro di lei, con la più terribile delle vendette: offuscandone il brillante intelletto, che aveva distinto questa donna nel gruppo dei fratelli e ne aveva fatto, insieme alla forza di carattere, il traino instancabile della famiglia.
Nonni cari, amatissimi più oggi che allora, guardate a questa vostra nipote, che avete visto bambina da lontano o da vicino, e che tanto sente di appartenervi di sangue, di testa, di temperamento.
Sappiatela sempre guidare in questo percorso, tanto più agevole di quello che voi doveste affrontare eppure per lei, non così forte come voi foste, a volte difficile.
Con un immenso amore, e il rimpianto di avervi avuto troppo poco, vostra
Laura

29 ottobre 2009
CIALTRONI ITALICI - IL CANTORE DELL'AMORE SENZA ETA'

In questo variegato circo di scandalose assurdità, in questo pozzo senza fondo di orride creature partorite dalla tivvù, in questo raccapricciante, immenso Grande Fratello, non poteva mancare il grande scrittore che finalmente sdoganasse il genere del romanzetto rosa da quattro soldi, rivendicandone tutta la disconosciuta rilevanza letteraria e sociale.
Roba in confronto alla quale la collezione Harmony va collocata in prossimità, che so, de I Miserabili, Guerra e Pace, I demoni, cose così... Roba che naturalmente infesta le librerie andando a ruba, e nelle trasposizioni cinematografiche riempie le sale di un pubblico variegato e trasversale: dagli adolescenti in amore alle mamme italiane in vena di regressione, dai trentenni nostalgici dei tempi del liceo - sì, esatto, quello di Venditti! - ai radical chic che fanno della rivalutazione del non rivalutabile la loro bandiera per trovarsi un posto nel mondo, scavarsi la loro nicchietta. Ciò che li accomuna è la narcosi del ben dell'intelletto prodotta dalla tivvù.
Eccolo qua, il nostro homme de lettres, nel caso ne sentissimo la mancanza!
Chi sono... domanda difficile.
Domanda bellissima.
Io sono le parole che amo, le storie che racconto, gli amici più cari che mi accompagnano in questa vita.
Sono nei colori di un fiore che cresce ostinato al bordo di una strada asfaltata.
Vivo dentro al cielo, quando al tramonto si tinge d'arancio, sempre diverso, sempre se stesso.
Sono nei quadri che dipingo, nella penna che uso quando scrivo, in un piccolo regalo che scelgo per fare una sorpresa.
Sono nel piacevole tepore di un maglione d'inverno e nella libertà di una maglietta estiva, nel caldo sole d'agosto.
Mi ritrovo nelle pagine degli scrittori che amo, nei fotogrammi di un film che mi commuove.
Mi perdo negli occhi di chi amo e mi ritrovo in quelli di chi mi fa sorridere e sa ridere di sé.
Sono le cose che amo: l`amicizia e la lealtà, la solitudine e la compagnia degli amici, il silenzio e lo scoppio improvviso di una risata.
Correre in moto, quando la visiera del casco è alzata ed entra il vento.
Parlare senza dire niente, perché gli occhi hanno già svelato tutto.
Mangiare una brioche calda alla crema, bere una buona birra.
Nuotare nel mare: quello salato d'estate e quello turbolento e dolce dei sentimenti.
Ma che persona di rara, squisita e delicata sensibilità!
Ma questo è un amore d'uomo, un artista, un poeta, nonchè, neanche da dire, il classico uomo da sposare!
Ma la vera chicca sono i cenni biografici:
Federico Moccia è nato a Roma il 20 luglio del 1963.
É figlio d'arte: suo padre è Giuseppe Moccia, meglio conosciuto come Pipolo, che è stato prima sceneggiatore cinematografico, assieme a Castellano, di varie pellicole con Totò, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia e altri comici italiani, e poi regista di alcuni tra i maggiori successi commerciali della commedia all'italiana a cavallo tra gli anni '70 e '80, come Il bisbetico domato, Attila flagello di Dio, Il ragazzo di campagna o Innamorato pazzo.
Proprio Attila flagello di Dio, del 1982, segna l'esordio nel mondo del cinema di Federico, che vi partecipa come aiuto regista. Nel 1986 è uno degli sceneggiatori della prima stagione de I ragazzi della 3ª C. Dopo l’esordio alla macchina da presa come regista nel 1987 del film Palla al centro, di cui è anche sceneggiatore, Federico Moccia passa alla TV con il telefilm College, di cui è regista e sceneggiatore. In TV rimane a lungo anche in qualità di autore, scrivendo i testi di molte trasmissioni di successo nel campo dell'intrattenimento come I Cervelloni, Fantastica italiana, Ciao Darwin, Chi ha incastrato Peter Pan?, Domenica In e Il treno dei desideri.
...ecc. ecc.
Allora, analizziamolo questo curriculum: cosa ci propone? Un "figlio d'arte", o, per chiamarlo con il suo nome, un figlio di papà mandato da papà (che già di suo, diciamolo, non era propriamente Luchino Visconti), che esordisce come "aiuto regista" (AHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!!!!!!) con un immortale capolavoro delle cinematografia di tutti i tempi: Attila flagello di Dio.
Il buongiorno si vede davvero dal mattino... il nostro ha subito scelto con decisione di impostare la carriera sul prodotto di qualità, sulla più spinta sperimentazione, sull'alto profilo.
E poi? Manco a dirlo, il nostro beniamino ha trovato degna collocazione nella sconfinata scuderia Mediaset; un colpo di bacchetta magica, ed eccolo trasformato in fine sceneggiatore di "note trasmissioni di successo nel campo dell'intrattenimento". E beccatevi quali: I Cervelloni, Fantastica italiana, Ciao Darwin, Chi ha incastrato Peter Pan?, Domenica In, Il treno dei desideri. Sempre più intellettuale, sempre più di nicchia, sempre più rivolto ai palati fini.
Raggiunta così la piena maturità intellettuale e artistica, viene infine il momento della piena espressione di sè. Ed ecco quindi il balzo finale e la conseguente consacrazione letteraria.
Nel 1992 scrive il suo primo libro, il romanzo Tre metri sopra il cielo. Non riuscendo a trovare una casa editrice disposta a pubblicarlo decide di farlo a sue spese con una piccola casa editrice, Il Ventaglio, con una tiratura di poche copie. Ma le poche copie del libro vanno subito a ruba e cominciano a girare tra i giovani lettori copie fotocopiate del libro. (...).
Nel 2004, a quarantuno anni, il suo libro d’esordio diviene il nuovo caso letterario italiano, ottenendo un enorme diffusione tra i licei romani. Viene pubblicato da Feltrinelli in una edizione ridotta: il successo è immediato e porta anche ad una riduzione cinematografica, con tanto di ripubblicazione della versione originale ed integrale del 1992. Nello stesso anno esce il film tratto dall'omonimo libro (...).
Con il libro vince il Premio Torre di Castruccio, sezione Narrativa 2004, e il Premio Insula Romana, sezione Giovani Adulti 2004. Il romanzo viene venduto in tutti i Paesi d'Europa ma anche in Giappone e in Brasile.
Il 9 febbraio 2006 esce il suo secondo romanzo, Ho voglia di te (Feltrinelli), vincitore del Premio Cimitile (attualità), seguito del libro Tre metri sopra il cielo. Anche questo romanzo diviene un film nel 2007 (...). La pellicola ottiene un grandissimo successo di pubblico e un incasso record di 16 milioni di euro.
Il 17 aprile 2007 esce nelle librerie Scusa ma ti chiamo amore edito da Rizzoli, da cui è tratto l’omonimo film (...) per la regia dello stesso Moccia, interpretato da Raoul Bova e dall’esordiente Michela Quattrociocche. Nel primo week end di programmazione, il film incassa oltre 4 milioni di euro e chiuderà con un grande risultato di botteghino: 13 milioni di euro.
Sempre nel 2007, escono i libri Cercasi Niki disperatamente, edito Rizzoli, il racconto La passeggiata (...) e il libro del musical di Tre metri sopra il cielo, 3MSC, edito da Feltrinelli.
Nel 2008, dalla lavorazione del film Scusa ma ti chiamo amore nasce un libro pubblicato da Rizzoli: Diario di un sogno. Le fotografie, i miei appunti, le mie emozioni, dal set del film «Scusa ma ti chiamo amore».
Il 2 ottobre 2008 esce nelle librerie il romanzo Amore 14, edito da Feltrinelli, da cui verrà tratto un film girato interamente a Roma nell’estate del 2009 (...).
Trovo che le due perle siano:
MA A CHI LA VENITE A RACCONTARE??????
26 ottobre 2009
22 ottobre 2009
21 ottobre 2009
L'INTERESSANTE DIBATTITO SUL POSTO FISSO
...a parte che visti i protagonisti della querelle (fra Silvio Imperatore e Tremonti che parlano tanto per parlare e per fare i bauscia, e la Marcegaglia che senz'altro dice quello che veramente pensa, ma ti raccomando che bei ragionamenti) non saprei chi mi fa più incazzare...
Mi sorge inoltre spontaneo il quesito: TANTO ORAMAI COSA CAMBIA???


18 ottobre 2009
CI MANGIANO LA VITA

Scrive Serena Annibali, studentessa di ingegneria di 23 anni:
"(...) Quando non ti basta mai ciò che hai intorno, non per una mera insoddisfazione, ma perchè sai che oltre a ciò che hai già davanti ci può essere qualcos'altro ancora che ti può arricchire in maniera diversa, allora ti rendi conto che non puoi restare fermo al tuo posto (...). Ma questa sete di conoscenza non si concilia con il modello di vita nel quale ci troviamo. (...) E' difficile trovare un equilibrio morale, è difficile trovare un equilibrio emotivo, ed è difficile trovare un equilibrio cognitivo. (...)".
E le risponde Galimberti:
"La sua ricerca dell' "equilibrio cognitivo" mi pare richieda il superamento di quella condizione di alienazione che Marx imputava alla società capitalista. Col termine "alienazione", infatti, Marx non si riferisce solo al fatto che il valore del lavoro non torna per intero al lavoratore, ma soprattutto al fatto che ciascun uomo viene apprezzato e ripagato esclusivamente per la capacità in cui eccelle. La specializzazione diventa così la sua tirannia, (...), perchè è la specializzazione che ci dà un riconoscimento e quindi un'identità sociale, oltre che una retribuzione che è poi la condizione per vivere. (...) gran parte della nostra infelicità dipende dal fatto che ci sentiamo sempre meno uomini e sempre più funzionari di apparati. (...). Penso che il proprio "equilibrio cognitivo", come Lei giustamente lo chiama, nella nostra società sempre più organizzata nella specializzazione del lavoro ciascuno lo possa trovare solo nel tempo libero, se appena evitiamo di consegnare anche questo tempo al ruolo del week end e delle ferie forzate."
C'è allora chi ancora usa la testa, si interroga, capisce, e perciò non vuole, non può allinearsi.
Laura
53A BIENNALE D'ARTE DI VENEZIA - SABATO NELLA SERENISSIMA REPUBBLICA
Sabato a Venezia, per una scorpacciata d'arte alla 53a Biennale.
Splendida giornata di sole, per nulla fredda; un piacere sia il tragitto in vaporetto dalla stazione a S. Marco, sia la camminata sul lungomare fino all'Arsenale, prima tappa della visita.
All'Arsenale mi sono piaciuti soprattutto:
- l'installazione della neoconcretista brasiliana Lygia Pape, che accoglie i visitatori: sottili fili dorati che formano degli aerei parallelepipedi luccicanti nel buio, alti fino al soffitto
- il villaggio africano ricostruito dal camerunense Pascale Thayou, con capanne, feticci, ma anche donne che si danno a nuove attività di sopravvivenza e bambini che giocano intorno a fuochi non più primigenii ma moderni, e per questo simboleggiati da lampade di design occidentale
- la stanza con i lavori dei due austriaci Franzisca e Lois Weinberger, concentrati sul tema del rapporto con la natura
- l'installazione di Georges Adéagbo, del Benin, che ha raccolto e assemblato oggetti dei Paesi occidentali