In questi giorni mi son detta: purtroppo (perchè non me ne rallegro AFFATTO), la mia rubrica Cialtroni italici, come ampiamente previsto alla sua inaugurazione, si è, nell'arco di un breve lasso di tempo, già sovraffollata. E su come ulteriormente arricchirla, c'è ahimè soltanto l'imbarazzo della scelta.
Ma è anche giusto, anzi DOVUTO, dare spazio e rilevanza a tanti italiani che nel passato o nell'attualità, per fortuna, hanno compensato o compensano con la loro statura morale, le loro scelte, i loro atti e le loro parole, lo sconfortante ammasso di brutture e squallori sui quali tanto più ritengo giusto porre l'accento, quanto più in questo disgraziato Paese i protagonisti delle peggio performances pubbliche passano ormai per veri eroi del nostro tempo.
Di più! Passano per modelli ai quali guardano anche i bambini (di questo si parla giusto oggi in vari siti Internet a seguito dei risultati, a mio parere tutt'altro che sorprendenti, di una ricerca Eurispes, secondo la quale i più piccoli nutrirebbero la più assoluta sfiducia nel loro futuro, e sognerebbero soltanto di sfuggire a una vita squallida e faticosa diventando come... Belen Rodriguez e Valentino Rossi;
per approfondire: http://www.progressonline.it/index.php?livello=Home&sezione=1&articolo=2517&lang=it).
Ed ecco allora l'idea di una rubrica contraltare, positivamente complementare a quella dedicata ai cialtroni, che ho pensato di dedicare agli "Italiani virtuosi".
In questa prima puntata, vorrei subito dedicare un ricordo a
- Giorgio Ambrosoli, che ho già ricordato in un post del luglio scorso, in occasione dell'anniversario della sua morte. Ascoltate cosa racconta di lui il figlio Umberto, che aveva 7 anni quando lui morì, oggi ne ha 38 e fa l'avvocato, come il padre, su http://www.youtube.com/watch?v=5Xsu7n1DXTw.


La figlia Benedetta, che ha seguito le orme paterne dedicandosi al giornalismo, ha scritto un libro dedicato al padre, Come mi batte forte il tuo cuore, e in questi giorni è stata invitata a vedere il film in uscita nei cinema sulle vicende dei terroristi di Prima Linea, e a scrivere un suo commento, pubblicato su Repubblica. Commento che ho letto e ho trovato molto interessante, attento, ben scritto, confermandomi nell'idea che Benedetta Tobagi sia una ragazza molto in gamba, e che abbia saputo fare propria la lezione di vita e di valori, la curiosità intellettuale e la profondità che dovettero senz'altro contraddistinguere suo padre.
Nella targa che oggi a Milano, nel luogo dell'agguato in via Salaino/via Solari, ricorda Tobagi, è riportato un passo di una lettera che scrisse nel dicembre del 1978 alla moglie:
"(...) al lavoro affannoso di questi mesi va data una ragione, che io avverto molto forte: è la ragione di una persona che si sente intellettualmente onesta, libera e indipendente e cerca di capire perché si è arrivati a questo punto di lacerazione sociale, di disprezzo dei valori umani (...) per contribuire a quella ricerca ideologica che mi pare preliminare per qualsiasi mutamento, miglioramento nei comportamenti collettivi".

- e passando all'oggi, ma rimanendo su questa medesima linea (la volontà di capire e spiegare, per poi poter anche cambiare), una citazione d'obbligo va a Roberto Saviano, sul quale non credo ci sia bisogno di fornire informazioni.
Laura
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