I temi trattati sono quelli che ultimamente mi stanno molto appassionando, o forse dovrei dire ri-appassionando, dopo essere stati in una sorta di incubazione silenziosa per lungo tempo: gli interrogativi su se stessi e sulla società che ci circonda, il rapporto con le nostre dimensioni più profonde e perciò a noi stessi spesso ignote, o largamente oscure, il dialogo mente-corpo.
Gli articoli interessanti sono davvero innumerevoli, anzi praticamente tutti; uno fra i tanti che mi hanno colpito è questo:
Pubblicato il 06-03-2003
La fortezza nella quotidianità
Una qualità che non si delinea semplicemente come oggetto di riflessione filosofica o come esempio di massima virtù incarnata solo dal saggio, ma che può deve essere vissuta nella quotidianità.
Con lo sviluppo della tecnologia moderna, e soprattutto della farmacologia, si cerca ora di favorire, più di quanto non si sia mai fatto in passato, la tendenza di tutti gli uomini a evitare la sofferenza.
"Il comfort moderno è diventato per noi così naturale che non ci rendiamo più conto di quanto ne siamo dipendenti. La più semplice delle domestiche si rivolterebbe indignata se le venisse offerta una camera col riscaldamento, l'illuminazione, il letto e il lavabo che sembravano perfettamente soddisfacenti a Goethe o persino alla duchessa Anna Amalia di Weimar... La crescente intolleranza al dolore, abbinata alla diminuita forza di attrazione del piacere, fa perdere all'uomo la capacità di investire lavoro faticoso in imprese che sono remunerative solo a lungo termine. Ne risulta l'esigenza impaziente di soddisfare immediatamente ogni nuovo desiderio".
Questo passo di Konrad Lorenz - premio Nobel per la medicina e raffinato testimone, nell'ottica della biologia e dell'etologia, dei massimi problemi del mondo d'oggi - ci induce ad alcune opportune riflessioni:
- la fortezza non deve configurarsi come una sorta di astrazione filosofica, ma deve dipanarsi nella quotidianità come coraggio con cui affrontare le difficoltà ad essa connesse: occorre allenare giorno per giorno la nostra capacità di sopportazione, in quanto esseri strutturalmente limitati, nei confronti degli ineludibili ostacoli che la vita, quella in "carne ed ossa", ci impone;
- questo sentimento di coraggio e sopportazione si è oggi sbriciolato, è diventato quasi evanescente: il minimo contrattempo, il dolore fisico più lieve sono ingigantiti al punto tale, da apparire vere e proprie lacerazioni o menomazioni esistenziali;
- nell'età del produttivismo tecnologico, dell'efficienza, dell'utilità, della fisicità esibita, della linearità esistenziale come norma e, invece, dello sforzo, della inefficienza temporanea, dell'inevitabile ostacolo quotidiano come eccezioni, occorre veramente riguadagnare a fondo la fortezza come valore alternativo all'esasperazione della tecnica, che non intendiamo affatto demonizzare, bensì arginare nelle sue pretese totalizzanti;
- l'uomo d'oggi, infine, deve riacquisire una più autentica cultura del desiderio e reimparare a dilazionare con minore ansia e voracità il soddisfacimento dei suoi piaceri.
Fabio Gabrielli
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