Ieri pomeriggio siamo andati a vedere la mostra Wunderkammern al Poldi Pezzoli e alle nuove Gallerie d'Italia, ricavate nella sede dell'ex Banca Commerciale in piazza Scala.
Strepitosa la mostra, strepitose le due sedi.
Il Poldi Pezzoli è una scatola magica che consente di entrare in una dimensione parallela, potresti essere ovunque e da nessuna parte, circordato da esseri mostruosi e assurdi (in mezzo ai quali, se la devo dire proprio tutta, io mi sento meglio che non, spesso, in mezzo all'umano consesso e in quello che dovrebbe essere il mondo "normale", scenario del quotidiano).
Ogni volta che vado in centro torno a casa con il sapore della ruggine in bocca.
Piazza Duomo è un trionfo di indistinta massa buzzurra, di impalcature sempiterne sulla cattedrale gotica soffocata dalle gigantografie dei modelli e delle modelle fotografati con l'aria sfatta e tossica e in pose da tetraplegici, con rispetto parlando per chi tetraplegico lo è veramente, di orribili gazebo che vendono/sponsorizzano/pubblicizzano = millantano questo, quell'altro e quell'altro ancora, tutto inutile ciarpame che si polverizzerà già da domani, essendo fatto d'aria.
La galleria Vittorio Emanuele è stata svenduta ai grandi marchi della moda, gli unici ormai in grado di reggere le sorti economiche del Comune di Milano pagandogli stratosferici affitti; Prada si è divorato il Mc Donald, che per carità, sicuramente io non ne sentirò alcuna mancanza, ma questa inutile, soffocante teoria di vetrine traboccanti di roba che solo un pugno di miliardari si può comprare è arrivata a nausearmi.
La Scala mi guarda grigia e muta come un guscio vuoto. Non mi parla, non mi dice niente, io la guardo a mia volta e mi sento il cuore pure vuoto di emozione. Mi ballano davanti agli occhi decine e decine di sequenze di me là dentro, che per quanto mi sembrano evanescenti potrei anche essermele sognate.
E dire che questa teoricamente sarebbe la mia città.
Ci ho studiato, ci ho sfangato, ci ho lottato, ci ho in una qualche maniera costruito uno straccio di vita... e non mi suscita che sentimenti di ripulsa.
Che smarrimento, che tristezza, che fatica.
Laura
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