Ci sono i ricchi che vivono da ricchi ma sono convinti di essere quasi poveri, e quindi si lamentano (generalmente con chi è più povero di loro) e sono sempre scontenti (nonostante le case, le barche, i viaggi, le cene, i parties, i vestiti, i gioielli e i profumi).
C'è chi i soldi che ha non fa che accumularli. Non smetterò mai di domandarmi che gusto c'è. Un cosa è la parsimonia, altra l'insensata tirchieria. Se un ricco alla fine vive come e peggio di me, che non sono certamente povera, ma ho meno possibilità di fare cose e vedere il mondo di lui, che senso ha?
Ci sono i poveri felici (sempre meno, a dire il vero, e sempre più una figura fiabesca). Ma anche, va detto, i poveri infelici (sempre più numerosi, e giustamente sempre più rabbiosi).
Ci sono, inutile dirlo, i poveri fuori e ricchi dentro, e viceversa.
Ci sono case bianche, eleganti, bellissime, eppure fredde.
E ci sono le case ricche, eppure brutte.
E case bruttine, ma accoglienti.
Poi ci sono case povere e brutte, che non riescono nemmeno ad essere accoglienti.
C'è gente che vorrebbe dei figli, ma per mille motivi non può metterli al mondo. E in alcuni casi, è un vero peccato.
C'è chi li ha e non sa nemmanco che cos'ha.
C'è chi ne ha addirittura troppi. Che scambia i figli con i conigli.
C'è chi ne ha, ma detto fra noi sarebbe meglio non li avesse.
C'è chi gli va di culo per una vita intera, e poi muore d'infarto in due minuti.
C'è chi fa fatica tutta la vita, ma almeno vive.
Chi fra questi potrebbe dire di aver meglio vissuto?
C'è chi insegue senza posa il possesso e le ambizioni, e chi non ne ha nemmeno nella minima dose dell'amor proprio.
C'è chi ha trovato il suo equilibrio, e chi non lo trova mai. C'è addirittura chi nasce con l'equilibrio (vero o presunto che esso sia) in dotazione, e chi non ce l'ha per niente, ma non si pone minimamente il problema per il semplice motivo che non se ne accorge neppure.
Ci sono le vite dei semplici, e le vite dei complicati.
Chi ha ragione?
Ma forse la VERA domanda è: il torto e la ragione esistono sempre?
No, non esistono sempre.
Ma ciò non significa che tutto sia uguale a tutto.
E chi me lo vuol far credere ha torto, che sia in buona o in mala fede.
I complicati vivono tutte e tre le dimensioni esistenziali; ma, generalmente, stando più male che bene.
I semplici vivono meglio, se non bene (hanno anche loro i loro travagli, benché di natura esclusivamente esteriore ed eminentemente pratica; ma pur sempre affanni sono); però vivono solitamente in due dimensioni, talvolta addirittura in una sola.
Vedono a metà; e soprattutto sentono (dentro) a metà.
Chi fra questi, nel giorno dell'ultimo respiro, potrà dire di aver meglio vissuto?
Quelli che avranno vissuto a metà ma, non avvedendosene neppure, quella metà l'avranno vissuta bene, o quelli che avranno vissuto con i sensi spalancati, ma che volendo guardare nel fondo delle cose (come qualcuno mi ha detto riferendosi a me) non facilmente avranno potuto gioire?
E anche se la domanda è pressochè improponibile, perchè l'ha già posta Marzullo, essa non è tuttavia peregrina, nè tantomeno cretina:
i sogni aiutano a vivere meglio?
Forse sì, ma SOLO se accuratamente dosati.
Se, infatti, la capacità creativa di vivere dentro dimensioni parallele può essere quello straordinario "buco nella rete" di cui scrisse Montale, la via d'uscita rispetto all'apnea esistenziale che prova chi, appunto "vede nel fondo delle cose", d'altra parte la tendenza alla fuga non può essere costantemente assecondata, pena la mancata conquista di una capacità di stare DENTRO il reale, fra accettazione da un lato, e costante tensione verso il miglioramento di se stessi e del proprio equilibrio interiore dall'altro.
L'immaginazione è una risorsa carica di straordinarie potenzialità, un dono immenso, un occhio in più, quell'occhio della mente che ti porta costantemente a vedere e leggere oltre il dato reale. Ma è anche un pericoloso demone bifronte, perché può diventare, se alimentata da un cosmico pessimismo e da energie negative, una droga dai devastanti effetti deformanti e allucinatori rispetto al dato reale.
Mai avrei pensato di scoprirne questo lato oscuro, e non so capire se devo considerarmi toccata da una grazia speciale o colpita da una sorta di condanna.
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