E veniamo al grande evento: il Liceo Musicale Party.
Non sto a dire del mio training psico-fisico per entrare nella situazione... Mi sono persino fatta le prove di abbigliamento nei giorni precedenti, roba che per me è da ritenersi veramente eccezionale... Ci si può anche ridere su, del resto "mi sono risa su" da sola. Ma per me, che devo dire, era una roba psicologicamente impegnativa. A riprova (se ce ne fosse ancora bisogno) del fatto che quegli anni contengono ancora un po' di fantasmi da svuotare di significato. O quantomeno da collocare in una posizione un po' più aderente al piano di realtà.
Dunque, fatte le prove di look e scelta la mise appropriata, né troppo né troppo poco, calatami dentro dei panni fisici il più possibile confortevoli, affronto ieri sera alle 20.00 il sagrato della Passione (mezzo divelto per i lavori A2A: primo evidente e sintomatico segno di disfacimento) e faccio il mio ingresso nel Tempio del Sapere Musicale. Anzi, prima di fare il mio ingresso, mi soffermo sui cartelloni dei concerti per vedere quali veline e quali fotomodelli vanno ora per la maggiore nelle stagioni concertistiche della sala Verdi. Campeggiano sui manifesti un biondino sconosciuto dall'aria gay-trasognata, tipo fotoromanzo anni '80, e due vallette dell'Europa dell'est. Grafica e programmi improbabili. Come mi aspettavo. Mormone e Fazzari che replicano Mormone e Fazzari che replicano Mormone e Fazzari che replicano Mormone e Fazzari ecc. ecc. ecc.
Tiro dritto, e nell'atrio d'ingresso mi accolgono gli inviti a un concerto di Gaetano Liguori, ora supporter entusiasta di Pisapia. Tristessa infinita, ma poiché dalle file di Rifondazione poteva anche essere diventato supporter della Moratti, c'è ancora da rallegrarsi (!!!!!).
In cortile incontro la mia ex insegnante di chimica e biologia, nonché per anni vicepreside del Liceo, che se ne sta andando indignata e si lancia in un'invettiva contro il Big Party definendolo, a ragione, "il funerale del Liceo". E' invelenita perché non sono stati nemmeno invitati i docenti più importanti e nemmanco Marcello Abbado, che Santa Madonna per la scuola è stato pur sempre un'istituzione. E mi spiega nel dettaglio l'orrido pappone ministeriale con cui la scuola passerà ben presto sotto la giurisdizione dello Scientifico, credo il vicino Leonardo. Non ascolto e non capisco niente, le perversioni della Gelmini mi suscitano un'istintiva reazione autistica. Nel frattempo butto l'occhio intorno a me, e vedo tutto un pullulare di adolescenziali coscette al vento strizzate in succinti abitini neri da Lolite con violini e violoncelli in mano, e di ragazzetti cannaioli con papillon e capello ribelle. Trattasi degli attuali allievi, che alle 21.00 terranno in sala Verdi il concerto che, stando al volantino d'invito, doveva contemplare la presenza di "ex allievi di fama nazionale e internazionale".?????????????????????????.Guardoloroguardomeguardoloroguardomeguardoloroguardome, e concludo che loro certamente mi vedrebbero come una vecchia zia, ma sono ancora meglio io, ed eravamo meglio noi. Del resto, rispetto a questi qua, cresciuti a pane e Amici di Maria e convinti che la vita sia un reality show, non ci vuole neanche tanto.
"Vabbeh", penso, "andiamo a mangiarci qualche tartina". E entro nell'area buffet. Lo hanno allestito in quella terra di nessuno rivestita di marmi cimiteriali che sta fra il bar e l'ingresso alla Biblioteca dove affaccia il foyer della sala Verdi. Sotto le pietose luci al neon per le quali, nell'era dei LED e di ogni possibile e immaginabile forma/tipo di illuminazione, non hanno ancora trovato un'alternativa intelligente, ecco i tavoli del rinfresco. Il succo di frutta è già finito, noi analcolici siamo sempre penalizzati. Raschio il fondo della caraffa di succo d'ananas e placo la sete da tensione nervosa che mi ha azzerato la salivazione già da due ore. Getto l'occhio al banco delle cibarie ma tra che il mio stomaco è blindato, tra che quel che vedo non mi attira particolarmente, lascio perdere e non mi ficco neanche nella bolgia per conquistarmi un piattino di inutili frattaglie. Nel frattempo, analizzo la fauna umana che mi circonda. Primo dato: delle vecchie leve chi c'è? Guardo, riguardo, allungo il collo, controllo anche nei più remoti angolini dove si infrattano quelli che razziano il buffet e poi vanno a strafogarsi di nascosto... NIENTE!!! NIENTEDINIENTE!!! DEI MIEI EX COMPAGNI NON C'E' NESSUNO!!!!! NON UNO!!!! E lo stesso dicasi per le altre classi e le altre sezioni. Arriva mia cognata, anche lei ex allieva un anno indietro a me, stessa scena: guarda, scruta, va avanti e indietro... niente, zero di zero. NES-SU-NO!!! Io e mia cognata su tutto il Liceo Musicale di tutti i passati 30 anni!!!!!!!!!!!! Mi pare di essere dentro un film di Bunuel, dove c'è sempre qualcuno che manca, che non si trova, e i presenti sono un'accozzaglia di desperados. Impressione peraltro rafforzata dall'analisi dei presenti stessi, SOLO ex docenti più una minestra indistinta di facce che mi dicono qualcosa, ma non essendo né ex allievi né ex insegnanti non so a che titolo siano lì. Fanno “bella” mostra di sè svariati rappresentanti della categoria "Juniores ospiti di riguardo", con l'occhio acquoso e perso e i capelli spampanati. Sapranno dove si trovano e perché? Punta di diamante della categoria "Presenzialisti ad oltranza" è invece Patrizia Valduga, la Morticia Addams dei poeti milanesi nel suo immancabile nero integrale stile prefical-chic. Aggiungasi una manciata di ex prof, che salvo due/tre eccezioni mi fanno calare addosso un velo di depre, e abbiamo bell'e che completato il quadro. Ma ecco che scocca la fatidica ora del concertone. Ci spostiamo in area sala Verdi, posizionandoci prudenzialmente accanto a una delle uscite per potercela dare a gambe nel giro di mezz'ora. Sermone introduttivo dell'attuale Presidente, che pare un sagrestano e dice che "questi ragazzi sono la nostra forza, quando li guardo nei corridoi penso che è per loro che dobbiamo affrontare e risolvere tanti problemi" (...!!!!!!...!!!!!...!!!!), e di una biondina in evidente stato di disagio che dovrebbe essere l'attuale direttrice, che dice qualcosa di scontato e insignificante che rimuovo istantaneamente. Tutto fluttua in un'atmosfera fra il surreale e l'inconsistente, tipo quando gli astronauti si fanno vedere che mangiano e bevono sulle navette in assenza di gravità. Di tutti i presenti, gli unici che ci credono sono i ragazzetti che dalla platea fanno il tifo da stadio per i loro amici che si esibiscono. Il programma prevede due ore di macedonia senza un filo conduttore, dalle Bachianas Brasileiras a Paganini a minori dell'800 a..., eseguiti dai ragazzetti presentati da altri ragazzetti maturandi che raccontano della loro entusiasmante esperienza al Liceo Musicale, che li ha preparati alla vita (SEEEEEEEEEEEEEEEE, COME NO... ti accorgerai, ragazzo mio...). Le celebrities invitate a fare da padrini sono l'immancabile Emanuele Segre, chitarrista, bravissima persona per carità, ma in queste occasioni c'è sempre e solo lui, e Daniele Gatti, direttore d’orchestra, che non so che rapporti abbia avuto con il Liceo, ma fa nome e bon.
Decido che il massimo che potrò concedere a tutto ciò è una mezz'oretta. Ascoltiamo il primo gruppo, l'ensemble di violoncelli, che se la cava su Villa Lobos ma massacra il secondo pezzo: non ce n'è uno intonato neanche per sbaglio. E poi una ignota quindicenne, già diplomata e a quanto pare in carriera (...), che suona un Liszt/Verdi Rigoletto che non sa né di me né di te. Tutto uguale, non un colore, sporchini vari, pedale approssimativo, niente peso nelle braccia. Anche lei priva di forza di gravità, in linea con l'atmosfera della serata. Me la dimentico non dico un minuto dopo che ha finito, ma già mentre suona. Mi annoio, non ho spazio per le gambe fra le fottutissime poltrone della sala Verdi e mi fanno male i piedi, perché ho messo le scarpe fighe e adesso sono cazzi miei.
VOGLIO ANDARE A CASA, FARMI UN PEDILUVIO, METTERMI IN PIGIAMA, FARMI UN THE E MANGIARMI UN LUPO, CHE ADESSO CHE MI SI E' ALLENTATA LA TENSIONE STRAVEDO DALLA FAME.
Comunico questo pensiero a Cristiano, mia cognata è d'accordo perché fra l'altro per venire al seratone ha tirato in piedi un casino per organizzare il baby sitting di Matilda e non vede motivo alcuno per trattenersi. Guadagniamo furtivamente l'uscita, riconquistiamo una temperatura corporea degna di un essere umano e non di un rettile dopo che il conditioning della sala Verdi ci ha spiezzato le cervicali come d'uso, e ci avviamo al metrò con addosso un'indefinibile impressione di sconcerto.
Siamo veramente una generazione e una società senza passato. Come si spiegherebbe altrimenti questo forfait di massa? Inquietante.
Io, invece, in tutto questo sento di essere caduta in piedi. Finalmente mi sento OLTRE. Per quanto con un retrogusto malinconico per l'evidente iato fra il passato, che, ora lo so DAVVERO, è passato, e un presente incapace di memoria e giusta riconoscenza.
Laura
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